Tornare per non dimenticare

Un libro molto utile per la didattica nelle scuole.
E’ infatti realizzato come utile supporto per l’attività scolastica nella secondaria di 1° grado.
Loredana Frescura, un’autrice interessante con un bagaglio di testi molto validi dedicati alle scuole, sa scrivere con grande coinvolgimento, facendo partecipare il lettore alle sue storie in maniera diretta.
Il libro si snoda intorno alla vicenda di Claudio, un ragazzo che perde il nonno reduce da un campo di concentramento.
La morte del nonno, una figura significativa per lui, lo interpella nel ricordare le vicende terribili della guerra e dello sterminio nazista.
Il racconto fa si che Claudio si trovi involontariamente al centro di una misteriosa vicenda in cui compare una vecchia tabacchiera che nasconde qualcosa di importante, tanto che viene ricercata disperatamente da due ex appartenenti alle SS.
Con l’aiuto di Laura, del piccolo Flavio e della signora Graziella, anche lei del tutto casualmente coinvolta nel mistero, Claudio riesce a scoprire l’arcano. Soprattutto riesce ad evitare che un “pezzetto” di storia finisca nelle mani di chi proprio ne ha scritto, a suo tempo, una delle pagine più tristi.
La lettura
Leggere un libro è sempre una bella avventura, un viaggio nel tempo e nello spazio…
“Tornare per non dimenticare” si fa apprezzare innanzitutto per lo stile chiaro e lineare che va dritto allo scopo, presentando con efficacia situazioni e stati d’animo anche complessi.
Il contenuto è, come nello stile dell’autrice, molto coinvolgente.
L’intreccio degli avvenimenti è sempre accompagnato da quell’aspetto misterioso e avventuroso che cattura e tiene desta l’attenzione.
I sentimenti e gli affetti sinceri che uniscono i vari personaggi sono poi l’altra parte significativa dell’opera e costituiscono il vero motore dell’azione.
Si può evidenziare il sentimento di concreta umanità che aveva spinto alcuni protagonisti del racconto ad aiutare in passato i loro simili perseguitati a prezzo stesso della libertà.
Un altro elemento di riflessione, a mio avviso, è il profondo affetto che lega nonno e nipote al punto che Claudio lotta tenacemente per conservare il segreto che il nonno gli ha lasciato e cerca di impedire che finisca in mani sbagliate.
Sullo sfondo i tragici avvenimenti dell’ultima guerra con la tragedia dell’olocausto.
Questo costituisce il nucleo fondamentale del racconto.
Infatti il titolo “Tornare per non dimenticare” è molto emblematico e offre numerosi spunti per approfondimenti, riflessioni e discussioni.
In appendice al libro l’autrice pone degli interessanti approfondimenti per evidenziare l’intento del libro che è quello di non dimenticare ciò che è successo.
Gli approfondimenti interdisciplinari così si susseguono:
- il nazismo
- dalla persecuzione allo sterminio: la Shoah
- gli ebrei
- la letteratura dell’Olocausto.
Neonazismo
Interessante nell’approfondimento sul nazismo è l’analisi delle nuove forme di nazionalismo esasperato che oggi ancora riaffiorano in maniera molto forte.
Quali sono le caratteristiche che accomunano questi gruppi a quello che fu storicamente il Partito Nazista?
Da una parte, secondo l’autrice, c’è la condivisione di tutta una serie di idee, che si possono riassumere in una forte impronta nazionalista, in un radicale anticomunismo, nell’esaltazione della forza e della violenza fisica come strumenti di lotta e di affermazione politica.
Dall’altra ritroviamo ancora il pregiudizio razziale che vede, nelle minoranze di ogni tipo, un pericolo per la propria sicurezza rezza e quindi un nemico da combattere e distruggere.
Ma ovviamente sarebbe sbagliato ritenere che l’eredità del nazismo abbia lasciato la sua impronta solo in Germania: in molti altri paesi europei assistiamo periodicamente al riapparire di atteggiamenti, di comportamenti, di idee, che in qualche modo si rifanno a quella ideologia che abbiamo definito nazista, e in particolare al suo modo di guardare alla diversità in generale, e a quella della razza in particolare.
Per quali motivi certi sistemi di pensiero sono duri a morire, anzi sembrano dotati di una particolare vitalità che gli consente di riaffacciarsi sul palcoscenico della storia ogniqualvolta se ne presentino le condizioni adatte?
Non è facile dare una risposta, Loredana Frescura, considerando il problema di vasta proporzione, si limita a qualche breve osservazione.
Innanzitutto, secondo l’autrice, occorre rilevare che uno dei caratteri peculiari della nostra epoca è quello determinato dallo spostamento di gruppi numerosi di persone da una nazione all’altra, o anche all’interno di una stessa nazione, alla ricerca di condizioni di vita migliori o più semplicemente di un asilo sicuro che li metta al riparo da persecuzioni politiche o ideologiche o anche da situazioni ambientali particolarmente difficili.
Da parte di chi accoglie questi profughi c’è spesso un atteggiamento diffidente: da un lato la paura che i nuovi arrivati possano mettere in pericolo quel benessere di cui in qualche misura egli certamente gode, dall’altro un più vago timore relativo alla messa in discussione della propria identità culturale e nazionale, che potrebbe essere offuscata da una presenza massiccia di persone portatrici di abitudini radicalmente diverse dalle sue.
Queste reazioni, in qualche misura istintive e naturali, sono legittime a patto che non fossilizzino chi le prova in una posizione di difesa e di chiusura, o peggio lo spingano ad azioni e comportamenti del tipo di quelli accennati sopra.
Integrazione razziale
L’unico mezzo, o comunque certo uno dei più potenti, per superare diffidenze e timori è quello della conoscenza: l’estraneo inquieta nella misura in cui non è conosciuto, fino a tanto che la comunicazione e lo scambio di idee e pensieri non ci fanno toccare con mano il suo carattere inoffensivo e ce ne fanno anzi sentire la sostanziale comunanza, nella condivisione del nostro destino di esseri umani.
È a questo punto che le differenze possono diventare patrimonio comune e arricchire entrambe le parti, ampliando così gli orizzonti mentali delle persone e dando loro la possibilità di costruire una comunità che sia veramente in grado di soddisfare le esigenze di ognuno nel rispetto delle reciproche esigenze e differenze.
E ovvio che per raggiungere un accettabile livello di integrazione tra popoli o gruppi di diversa origine e cultura occorrono tutta una serie di interventi, a livello politico, sociale ed economico, che ne permettano l’effettiva realizzazione e che non spetta certo al singolo approntare; ma è indubbio altresì che ognuno di noi ha il compito di fare quanto è nelle sue possibilità per facilitare questi interventi e consentirne la efficace messa in pratica.
La storia maestra di vita
Anche la conoscenza del passato è in grado di fornire elementi preziosi per questo compito, se non altro per metterci in grado di riconoscere i segni che, in ogni epoca, possono condurre a situazioni da cui poi non si esce se non tragicamente: solo attraverso questa conoscenza la storia potrà essere veramente “magistra vitae”.
Concordando con l’autrice mi sembra importante ricordare gli avvenimenti del passato per non ripeterne gli errori.
Purtroppo nonostante nelle scuole si faccia questo lavoro, molto spesso i giovani sono attratti da questi movimenti razzisti e violenti.
Non bisogna però desistere e affermare sempre con convinzione la forza della cultura e della conoscenza storica contro l’ignoranza e la violenza di ogni tipo.