Le fiabe italiane - Italo Calvino

Si tratta di un lavoro preciso e importante con cui Calvino ha trascritto le fiabe della nostra tradizione.
Nella raccolta si trovano quelle più conosciute e le meno note, tutte incredibilmente belle... L'atmosfera del libro ci ci fa ritornare bambini e questo non guasta per coccolarci con un momento di evasione dalla realtà. "Le fiabe sono vere. Sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è appunto il farsi di un destino". Questo testo scritto a metà degli anni '50 raccoglie e riscrive completamente le più belle fiabe di tutte le regioni italiane, preservando così la tradizione orale.
Calvino in quest’opera si è dedicato a un paziente e rigoroso lavoro di collezione e classificazione delle fiabe italiane più note e più belle.
Ha fatto in questa raccolta un ottimo lavoro per riscrivere testi di varia provenienza traducendoli dai dialetti in un italiano che però ne mantenesse il più possibile il carattere popolare e regionale.
E’ senz’altro, a mio parere, una raccolta preziosa che ha restituito alla letteratura un patrimonio che rischiava di perdersi nella tradizione orale se non fosse stato messo per iscritto.
Un lavoro che suscitato grande interesse da parte di studiosi e letterati.
Il Fiorentino
Voglio soffermarmi su una di queste fiabe che mi ha particolarmente colpito: Il Fiorentino.

Caratteristica, di questo racconto fiabesco, è la curiosità del protagonista che però,alla fine, può giocare brutti scherzi.
Infatti questo fiorentino, stanco di sentire i racconti di viaggio e di avventure degli altri, decide di girare il mondo per vedere anche lui qualcosa con cui stupire gli altri. Per strada si trova due compagni che hanno la stessa voglia di viaggiare e tutti e tre, senza alcun timore, bussano alla porta di un Gigante. A questo punto le cose prendono una brutta piega e solo l’astuzia salverà il Fiorentino da una brutta fine.
Impressioni
Mi pare che il motore dell’azione della fiaba è proprio la curiosità del fiorentino che lo porta in una situazione di estrema difficoltà. Però emerge subito l’arguzia del protagonista, infatti con l’osservazione e la furbizia il più debole riesce a sconfiggere il più forte. E’ questo , a mio avviso, una situazione tipica di tutte le fiabe di tutti i tempi, che costituisce il vero insegnamento etico della fiaba stessa.
Infatti il Fiorentino riesce ad accecare il gigante e a fuggire rocambolescamente, ma deve rinunciare a un suo dito. Quindi l’altro insegnamento è che l’eccessivo desiderio di volere apparire, di raccontare le sue avventure agli amici, rischia di rovinare il Fiorentino, il quale solo con il sacrificio di una parte di sé e la rinuncia alla vanagloria potrà salvarsi.
Ecco il finale della fiaba.
“Arrivò a Firenze con un palmo di lingua fuor dalla bocca, e gli era passata la voglia non solo di girare il mondo ma anche di raccontare dei suoi viaggi. E il dito disse che se l’era tagliato a falciare l’erba.”
Ecco dunque questi racconti dal sapore fiabesco che vogliono trasmettere degli insegnamenti, mi sembra che si adattino molto bene ai fanciulli e ai ragazzi, perché proprio attraverso una esposizione fantastica e avvincente si possono far passare messaggi molti importanti.
Queste fiabe sono raccolte, nella presente edizione oscar, in una piccola antologia formata da tre volumi tascabili.
Una buona opera per la letteratura per l'infanzia, ma non solo...