L' Abbé Pierre
L’ Abbé Pierre è una grande figura del nostro tempo, un grande testimone evangelico che ha sempre vissuto con generosità il suo impegno per i poveri e gli esclusi.
Breve biografiaHenri Antoine Groués, detto Abbé Pierre, nasce il 5 agosto 1912 a Lione, quinto di otto figli, da una famiglia benestante.
A 19 anni entra nel Convento di clausura dei Cappuccini di Lione, dopo aver distribuito ai poveri la sua parte di eredità. Vi rimane 7 anni, per gli studi di filosofia e teologia.
Nel 1938 viene ordinato sacerdote, assistito dal padre De Lubac. L'anno successivo, per motivi di salute, lascia la vita monastica e viene incardinato nella Diocesi di Grenoble.
Nel 1942 comincia, per caso, un'intensa azione di salvataggio delle vittime della tirannia nazista. L'Abbé Pierre salva diverse persone (ebrei, polacchi) ricercate dalla Gestapo.
Dopo la guerra, rientra a Parigi e viene eletto Deputato alla Assemblea Nazionale.
Verso la fine del 1949, accoglie a casa sua, George, assassino, ergastolano, mancato suicida. Inizia il Movimento Emmaüs, il movimento degli Stracciaioli-Costruttori di Emmaus.
Nel 1951 lascia il Parlamento, rifiutando una legge elettorale truffa e si dedica interamente al Movimento Emmaus.
Ovunque cominciano a sorgere le Comunità Emmaus, comunità di poveri che mediante il lavoro di recupero e riutilizzo di quanto viene buttato via, si guadagnano da vivere onestamente e si permettono il lusso di aiutare chi sta ancora peggio.
Riceve diverse onorificenze che accetta come occasioni preziose per diffondere a tutti i livelli ed in tutte le circostanze, la sua provocazione e la sua guerra alla miseria ed alle sue cause sempre e dovunque ricorrenti. Tra le altre nel 1981la Legion d'onore e nel 1991 il Premio Balzan per la Pace.
Muore a Parigi il 22 gennaio 2007 ed alcuni giorni dopo (venerdì 26) viene salutato con funerali di stato presso la basilica di Notre Dame alla presenza del presidente della repubblica francese, di autorità civili e religiose e soprattutto dei suoi “compagnons” accorsi da tutto il mondo per dare l’ultimo saluto al proprio fondatore.
Il Libro intervista
In questo testo dove si esprime a chiare lettere il suo impegno per gli emarginati, emerge il grande cuore e l’umanità di questo grande figura.
L’autore Bernard Chevalier, nella forma di intervista, condotta a piccoli flash, senza ambiguità o diplomazie, va al nocciolo dei problemi facendo emergere una vera e propria confessione dell’abbè sulla sua vita.
Vengono esaminati i vari momenti della sua vita dall’infanzia felice e i suoi rapporti con il padre fino alla fondazione di Emmaus, le comunità fondate da ex emarginati che pian piano si è espansa in 18 nazioni fra cui l’Italia con numerosi sedi.
Il testo come una serie di fotogrammi presenta l’avventurosa vita del prete francese.
Vengono evidenziate le sua attività di religioso, la sua partecipazione alla resistenza, il suo impegno politico come deputato della quarta repubblica, la sua amicizia con De Gaulle, la sua dedizione per i “senza tetto” e per i “senza voce”, che diventa a volte protesta energica e decisa pe rimuovere le inerzie consolidate e le insensibilità politiche.
Interessante a questo proposito è il suo intervento deciso nei confronti del Ministro per la Ricostruzione ad intervenire per le case dei poveri proprio nel giorno del funerale di un neonato morto di freddo.
Un personaggio a volte scomodo, ma una figura profetica d’eccezione che sa trasfondere nell’azione la sua carica interiore.
Viene riportata la frase di Giovanni XXII, quando ancora era Nunzio a Parigi che riconoscendo la forte personalità e la carica dell’Abbé Pierre gli avrebbe detto: “ Venga a scaldarmi; è lei il mio carbone ardente”.
Da questa testo, a mio avviso, ne emerge una vita straordinaria che mette al primo posto gli emarginati di qualsiasi estrazione.
La testimonianza di questo religioso è stata anche fonte di ispirazione per gruppi di impegno solidale come nel caso del movimento Mani Tese sorto nel 1964 noto in tutto il mondo per il suo impegno contro la fame e per lo sviluppo dei popoli.
L’Abbé Pierre si impose all’attenzione nazionale con una trasmissione radiofonica andata in onda in una notte fredda dell’inverno del 1954. «Amici miei, aiuto! Una donna è morta assiderata alle 03:00 di questa mattina», disse riferendosi a un fatto accaduto nel centro di Parigi.
Una denuncia che colpito l’opinione pubblica di allora.
«La donna è morta sulla strada a Boulevard Sebastopol. In mano aveva ancora il documento con cui il giorno prima gli era stato notificato lo sfratto».
Da questo triste avvenimento nasceva il suo appello e il suo invito alla generosità:
«Entro questa notte, o al domattina al massimo, abbiamo bisogno di 5.000 coperte, 300 grandi tende americane e 200 fornelli da campo».
Tutta la sua vita fu legata ad una azione di richiamo dei potenti verso le responsabilità per i più deboli.
Circa 40 anni più tardi, lo stesso frate, avrebbe lanciato un appello analogo ma questa volta diretto ai politici di Francia. «Dirigenti eletti: è arrivato il momento di agire affinché tutti abbiano un alloggio… La Francia deve costruire case, ha le risorse per farlo»
Questo appello è datato agosto 2003, quando si stava manifestando una nuova ondata di senzatetto.
All’abate Pierre nel 1992 fu conferita la Legion d’Onore, un prestigioso riconoscimento della repubblica francese.
In anni recenti i sondaggi lo indicavano come la figura più popolare della Francia, prima di politici e imprenditori.
Il suo pensiero sul celibato ecclesiastico
Nell’affrontare uno dei temi più delicati della Chiesa cattolica, quello della castità dei preti, a ottobre del 2005 ammise di avere avuto un rapporto sessuale dopo l’ordinazione a sacerdote.
Quindi alla fine della sua vita, ormai anziano, sceglie pubblicamente di fare i conti con la propria vita parlando di un argomento ancora tabù per la chiesa cattolica ufficiale cercando di spingerla a discutere di temi che gli stanno a cuore.
Visto il suo stile sempre provocante, in una intervista, lancia un sasso nello stagno per smuovere un po’ l’estrema rigidità della chiesa su certi temi.
Ecco le sue parole: «A titolo personale ho compiuto giovanissimo la scelta di una vita consacrata a Dio e al prossimo per cui ho fatto voto di castità. In un certo senso la mia vita è stata quella d'un prigioniero. Quando sai di non poterti permettere qualcosa che desideri, devi rassegnarti a farne a meno: io sapevo che la mia vita di religioso, totalmente assorbita dall'aiuto ai poveri, era inconciliabile con una relazione amorosa. Dovevo impedire che il desiderio s'installasse in me. Definirei il mio stato come quello di una servitù consensuale. Questo, però, non toglie nulla alla forza del desiderio, a cui m'è capitato di cedere in maniera passeggera. Non ho mai avuto legami regolari perché volevo impedire al desiderio sessuale di mettere radici: ciò mi avrebbe spinto a una relazione duratura con una donna, cosa contraria alla mia scelta di vita». L'Abbé Pierre aggiunge: «Ho dunque conosciuto l'esperienza del desiderio sessuale e della sua tanto rara soddisfazione, trasformatasi a sua volta in fonte d'insoddisfazione perché non mi sentivo autentico nel mio comportamento».
Ed ecco la conclusione con cui l'Abbé Pierre pone il problema del celibato ecclesiastico: «Ho percepito che il desiderio sessuale, per essere pienamente soddisfatto, ha bisogno d'esprimersi in una relazione d'amore tenera e basata sulla fiducia. Una tale relazione m'era preclusa. Dunque non potevo che rendere infelici le donne, essendo io stesso prigioniero della contraddizione tra due scelte di vita inconciliabili». E allora che fare? «Io - dice l'Abbé Pierre - conosco preti che vivono in concubinato con una donna, che amano da anni e che accettano questa situazione continuando a essere dei buoni preti. La questione del matrimonio dei sacerdoti e dell'ordinazione di uomini sposati è cruciale per la Chiesa».
E ancora: «Sono convinto della necessità che esistano nella Chiesa sia preti sposati, sia preti che hanno scelto di consacrarsi totalmente alla preghiera e al loro prossimo. Gesù ha scelto apostoli sposati, come Pietro, e apostoli scapoli, che tali sono senza dubbio rimasti, come Giovanni».
Insomma, all'età di 93 anni l'Abbé Pierre rilascia questa intervista destinata a creare clamore.
Il suo pensiero è molto chiaro: il celibato non deve essere una regola imposta, ma scelta.