Scuola e media digitali

La legge in vigore che disciplina il Sistema scolastico italiano è la n. 107 (13/07/2015, Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti), meglio conosciuta come La Buona Scuola. Tra gli obiettivi dichiarati si fa riferimento allo «sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all'utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media nonché alla produzione e ai legami con il mondo del lavoro» (Art. 1, Comma 7, punto h). La competenza digitale è una delle otto indicate dalla Raccomandazione del Consiglio (22/05/2018): «La competenza digitale presuppone l’interesse per le tecnologie digitali e il loro utilizzo con dimestichezza e spirito critico e responsabile per apprendere, lavorare e partecipare alla società. Essa comprende l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione, l’alfabetizzazione mediatica, la creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione), la sicurezza (compreso l’essere a proprio agio nel mondo digitale e possedere competenze relative alla cyber-sicurezza), le questioni legate alla proprietà intellettuale, la risoluzione di problemi e il pensiero critico». Attualmente due sono gli aspetti più interessanti che vanno ad impattare sull’uso del digitale in classe: il sillabo di Educazione civica digitale e i Dieci punti per l'uso dei dispositivi mobili a scuola. Il sillabo - realizzato nell’ambito dell’iniziativa Generazioni Connesse - Safer Internet Centre Italia -, coordinata dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del MIUR - è stato concepito con oltre 100 organizzazioni tra istituzioni, mondo accademico nazionale e internazionale, società civile e altre organizzazioni coinvolte, a vario titolo, nelle tematiche in questione. Organizzato in cinque parti (Internet e il cambiamento in corso, educazione ai media, educazione all’informazione, quantificazione e computazione, cultura e creatività digitale), ha come fine ultimo di sviluppare negli studenti lo spirito critico, la consapevolezza e la responsabilità. Ciascuna scuola, a partire dalle aree suggerite, è chiamata a costruire un curricolo digitale d’Istituto che esprima le linee guida caratterizzanti l’agire didattico e le prassi da seguire. Il 19 gennaio 2018, la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha presentato il documento “Dieci punti per l'uso dei dispositivi mobili a scuola”, frutto del lavoro congiunto di una commissione di esperti. Ciascun istituto, nel pieno dell’autonomia scolastica, può decidere di introdurre o meno i dispositivi mobili personali in classe (Bring Your Own Device, BYOD). Rispetto agli anni precedenti, in cui cellulari e tablet erano tendenzialmente vietati, oggi i dispositivi mobili possono venir utilizzati per fini strettamente didattici. Per governare la complessità dell’aula è auspicabile costruire insieme – docenti e studenti – delle policy che regolino l’utilizzo dei device in classe. Inoltre, si renderà necessario progettare attività che ne prevedano un utilizzo didatticamente sensato. Presentiamo ora tre esempi di utilizzo didattico dei dispositivi mobili, che hanno come obiettivo sia l’educazione con i media che ai media (Rivoltella, 2017):
● il primo si riferisce a un progetto di ricerca e formazione in atto presso l’Istituto Scolastico Paritario “Sacra Famiglia” di Martinengo (Bergamo), entro il quale i dispositivi mobili (tablet) vengono utilizzati da tutti i docenti nella didattica curricolare. Per accompagnare l’utilizzo dei device da parte degli alunni sono state co-costruite delle policy di utilizzo. La discussione che ha portato alla stesura del contratto ha permesso di avviare un dialogo attorno a tematiche che generalmente sono riconducibili all’ambito informale, generando pensiero critico rispetto alle abitudini d’uso e ai bisogni e sostenendo un clima di fiducia;
● il secondo fa riferimento al lavoro di Emanuela Pulvirenti, docente di Disegno e Storia dell’arte nella scuola secondaria di secondo grado, che dal 2011 riflette e documenta le sue pratiche didattiche sul blog Didatticarte. Potremmo portare molti esempi di attività, dato che l’insegnante utilizza e fa utilizzare abitualmente i dispositivi mobili. Ne restituiamo due: la creazione e gestione di un gruppo WhatsApp di classe, che consente di rimanere in contatto con i ragazzi, inviare i compiti, fornire feed-back personalizzati e inviare didattici che trova durante i giorni in cui non vede la classe; la produzione di selfie volta alla riflessione sulle espressioni dei soggetti nelle opere d’arte;
● concludiamo con il lavoro di Alfonso D’Ambrosio, docente di Matematica e Fisica nella scuola secondaria di secondo grado. Egli propone l’utilizzo dello smartphone, sfruttando i suoi sensori (fotocamera, microfono, sensore magnetico, giroscopio, accelerometro, sensore luminosità…) per realizzare esperienze scientifiche significative. L’idea alla base dell’uso del digitale a scuola, anche tramite il BYOD, è quella di accompagnare il minore nello sviluppo dell’autonomia. Come sottolinea Tisseron, per ottenere questo risultato la strada da percorrere non è quella della protezione e del protezionismo ma dello sviluppo dell’autoregolazione.
Livia Petti e Serena Triacca
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