LUMEN GENTIUM

Tra i documenti emanati da Concilio Vaticano II, la Costituzione dogmatica Lumen Gentium, pubblicata il 21 novembre 1964, costituisce, per il magistero della Chiesa e per la sua attività, un testo di straordinaria importanza. Per la prima volta viene presentata la Chiesa non tanto come gerarchia, ma come popolo di Dio dove assume notevole rilievo il Battesimo, comune denominatore di tutti i cristiani.
La possiamo definire la magna charta del Vaticano II e la sua impostazione, tutta positiva, è preoccupata di far emergere le ricchezze del mistero della salvezza che devono essere offerte a tutti gli uomini perché divengano spirito e vita.
Il primo carattere che si evidenzia da questo documento è la sua ispirazione biblica e ciò porta all'esaltazione della storia della salvezza in cui siamo inseriti.
Inoltre emerge la visione sacramentale della comunità ecclesiale: “La chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1).
La sacramentalità della Chiesa non coincide però con la sua struttura giuridica, ma ha la sua fonte originaria nella potenza operante dello Spirito Santo. Ovunque si trova lo Spirito di Dio che opera l'unità, lì vi è la Chiesa che sorge e prende vita. Le strutture giuridiche ecclesiali sono solo in funzione di questa vitalità essenziale che è la salvezza in atto.
Anche la missionarietà trova nella Lumen Gentium il suo fondamento: “Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa” (LG 1). Ne deriva quindi che compito fondamentale della Chiesa è quello dell’annuncio del Kerigma e della proposta, a tutta l’umanità, di una visione di vita radicata nel Vangelo.