Segui il tuo cuore e la tua intuizione - Steve Jobs

La morte di Steve Jobs ha destato grande impressione, la sua genialità e il suo pensiero sono destinati a rimanere nella storia. Voglio affidare il ricordo di questa figura importante e significativa dell’era digitale alle sue stesse parole, ai suoi messaggi, alla sua filosofia di vita …
Leggendo i suoi discorsi e le varie interviste sono rimasto colpito dalle sue espressioni suggestive e affascinanti.
Esse mi hanno guidato nel tracciarne il suo profilo e riascoltarle penso sia il modo migliore per onorarne la memoria.
Da alcuni, infatti, oltre che un inventore è stato definito un maestro, un “guru”, proprio grazie alla sua grande capacità di comunicare dei messaggi significativi per la vita.
La testimonianza di Wozniak
“Come a tutti, mi mancherà. Abbiamo perso qualcosa che non tornerà più”.
Voglio iniziare il mio ricordo di Steve citando la testimonianza dell’amico e collega Steve Wozniak che insieme a Jobs fondò, nel 1976, quella che diventerà la grande azienda di Apple.
In una lunga intervista su Bloomberg, Woz ha paragonato la morte dell’amico Steve all’assassinio di John Lennon, JFK o di Martin Luther King, per lui è stata una notizia sconvolgente che lo ha lasciato in stato di shock.
“Ho troppi ricordi con lui, non riesco a focalizzarmi su una cosa sola, mi devo sedere e riflettere, ritrovare un po’ me stesso.”
Interessante la sua descrizione:
“Per Steve Jobs, il successo non si misurava in termini di denaro, ma in termini di cambiamenti e ripercussioni sulla società.”
“Lui voleva creare computer che non fossero costosi per metterli alla portata di tutti … e da quel momento la storia dei computer è cambiata.”
Secondo Woz l’eredità che Jobs ci ha trasmesso non sta solo nei prodotti che, con la sua passione, ha contribuito a creare.
Il suo è stato un modo di pensare, un modo di lavorare che manterrà salda la strada di Apple per molti anni.
Fare qualcosa di meraviglioso
Ho raccolto alcuni pezzi di interviste di Steve dove emerge il suo amore per il bello, per la realizzazione semplice e , nello stesso tempo, affascinante, articolata e composita.
Il computer, l’informatica che solo una ventina di anni fa erano riservati agli addetti ai lavori, ora sono patrimonio comune di tutti.
Giovani e anche anziani si sono affacciati alla tecnica digitale con facilità, la dimestichezza con monitor e tastiera è ormai una cosa di estrema semplicità.
La sua ricerca nei programmi, nelle applicazione informatiche è stata quella di ottenere, prima di tutto, senza guardare al mercato o a ciò che si può commerciare meglio, il meglio realizzabile.
“Pensiamo che il Mac venderà alla grande, ma non lo abbiamo costruito per quello. L’abbiamo costruito per noi.
Noi siamo stati il gruppo di persone che ha deciso se fosse un buon prodotto o meno. Non abbiamo fatto ricerche di mercato.
Volevamo solo costruire il migliore prodotto possibile. “
[Playboy, 1° febbraio 1985]
Ancora riguardo alla bellezza dei suoi design:
“Abbiamo disegnato delle icone sullo schermo così belle che vi verrà voglia di leccarle.”
[parlando di Mac OS X, su Fortune del 24 gennaio 2000]
In questa sua risposta emerge in modo chiaro la sua grande intenzione di lasciare qualcosa di straordinario e incantevole.
"Non mi interessa essere l’uomo più ricco del cimitero …
addormentarmi la sera sapendo che abbiamo fatto qualcosa di meraviglioso …
questo mi importa."
[dal Wall Street Journal, del 25 maggio 1993]
Nel famoso discorso di Stanford agli studenti dell’università si delinea in modo ancor più chiaro il suo pensiero.
Qui parla della sua vita in tre storie che raccontano di difficoltà, di momenti negativi che trovano però ogni volta un risvolto nuovo, di speranza.
Unire i puntini …
Mi ha colpito soprattutto la linea comune che sta sotto a tutta la sua esistenza che si riassume in quello che lui chiama: “unire i puntini di una vita …”
Cioè vedere a distanza di tempo come le cose sono andate e scoprire che c’è un filo che le lega.
Tutte hanno seguito una linea: ci sono alti e bassi legati a momenti di gioia o di delusione e sconforto.
Però, per Steve, c’è una linea che unisce i puntini …
Io la immagine un linea a curve che raccoglie attimo per attimo la nostra vita.
Spesso siamo radenti a terra, ma ogni volta c’è la possibilità di risorgere.
Ogni problema, ogni porta chiusa in faccia, ogni sbandamento, ogni disfatta non deve lasciarci piangere addosso.
Steve ci ha insegnato che ricominciare da capo, mettersi in discussione, riprendere senza certezze, ci può far sentire come dei debuttanti , però è la strada che porta in un nuovo periodo, magari il più creativo della vita.
La sua filosofia si riassume bene in questa frase:
“Insomma, non è possibile 'unire i puntini' guardando avanti; si può unirli solo dopo, guardandoci all'indietro.
Così, bisogna aver sempre fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire.
Bisogna credere in qualcosa: il nostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa.
Perché credere che alla fine i puntini si uniranno ci darà la fiducia necessaria per seguire il nostro cuore anche quando questo ci porterà lontano dalle strade più sicure e scontate, e farà la differenza nella nostra vita.
Questo approccio non mi ha mai lasciato a piedi e, invece, ha sempre fatto la differenza nella mia vita.”
Cercare con tutto il cuore
Questo modo di pensare e rivedere la vita è, a mio avviso, una impostazione di grande saggezza perché così si riesce a riconoscere come tutti gli avvenimenti hanno un senso, anche le sconfitte …
Infatti Steve ci ricorda che:
“Nella vita le sconfitte sono le svolte migliori. Perché costringono a pensare in modo diverso e creativo.”
Le medicine amare certe volte bisogna ingoiarle, ma sono necessarie per guarire.
La sua considerazione, riguardo a questa riflessione è emblematica e suggestiva:
“Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa, non bisogna però perdere la fede.
Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto.
Bisogna trovare quel che amiamo, questo vale sia per il nostro lavoro che per i nostri affetti.
Il nostro lavoro riempirà una buona parte della nostra vita, l'unico modo per essere realmente soddisfatti è di fare quello che riteniamo essere un buon lavoro, l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che facciamo.
Chi ancora non l'ha trovato, deve continuare a cercare.
Non accontentarsi, con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete e, come in tutte le grandi storie d'amore, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano.
Perciò, bisogna continuare a cercare sino a che non lo si è trovato.
Senza accontentarsi.”
A proposito della morte
Un passo molto commovente di questo discorso è quando affronta con coraggio e senza fronzoli il tema della morte:
“Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro.
Ho fatto la Tac alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas.
Prima non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas.
I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile, che sarei morto entro i prossimi tre, al massimo sei mesi.
Quindi sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire).
Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi di poter dire loro in dieci anni.
Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile.
Questo significa prepararsi a dire addio ai tuoi. “
In quel periodo riesce però a vincere, in parte, la battaglia con il suo tumore.
E’ stato il momento in cui è andato più vicino alla morte per cui ne parla con più cognizione di causa, rispetto a quando per lui la morte era solo un concetto astratto.
A proposito di questo dice:
“Ricordarmi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita.
Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto l'orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all'idea della morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante.
Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che abbiamo sempre qualcosa da perdere.
Siamo già nudi.
Non c'è ragione, quindi, per non seguire il nostro cuore.”
Dinanzi al tempo breve che ci resta da vivere, si devono prendere decisioni senza paure.
Bisogna fare quello che è veramente importante, cioè seguire il proprio cuore.
Siamo fragili, inermi e non possiamo cadere nella trappola del pessimismo.
Queste parole, a mio avviso, sono un inno alla vita.
Considerando proprio la finitezza dell’umanità, bisogna vivere appieno senza timori, preoccupazioni, ansie e inquietudini.
Il nostro tempo è limitato
La morte rimane sempre avvolta dal mistero ed è la cosa più difficile da accettare, Steve così la descrive:
“Nessuno vuole morire.
Anche le persone che vogliono andare in paradiso, in realtà non vogliono morire per andarci.
Ma la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune.
Nessuno gli è mai sfuggito.
Ed è così come deve essere, perché la morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita; è l'agente di cambiamento della vita.
Spazza via il vecchio per far posto al nuovo.”
E’ una grande invenzione?! Sembra un interrogativo strano ...
Esprime però grande sapienza.
Io penso, infatti, che se dovessimo vivere in eterno, ciò potrebbe diventare una grande noia.
Non avendo un limite in cui realizzare i nostri sogni, i nostri progetti, si corre il rischio di rimandare, di non fare perché il tempo è infinito.
Invece il limite oggettivo della vita, che è comune a tutti, ci impegna a realizzare nel tempo a disposizione le nostre aspirazioni.
Ecco quindi il significato del motto “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”, che Steve si è proposto ogni giorno della sua vita.
Inoltre la morte permette un opportuno ricambio generazionale che fa parte della natura stessa del nostro esistere.
In questa ulteriore considerazione Jobs ci ricorda ancora di seguire il nostro cuore senza lasciarsi influenzare dalle verità degli altri.
“Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro.
Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone.
Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore.
E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione.
In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare.
Tutto il resto è secondario”
Stay Hungry, Stay Foolish. Siate affamati, siate folli
L’ultimo augurio del discorso di Stanford si conclude con questa mitica frase, che è diventata un “cult”.
Significa provare a rischiare.
Significa uscire dal porto e affrontare la vita.
E' una riflessione che mi fa ricordare il libro di Joseph Conrad “Linea d’ombra” dove è indicata questa metafora della vita.
Testo che il cantautore Jovanotti riprende nell’omonimo brano dell’album "L’albero" del 1997.
“Levate l’ancora, diritta avanti tutta, questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione”.
La vita ha bisogno quindi di essere affrontata senza paure, con quel pizzico di follia che è segno di amore e passione.
"Stay Hungry. Stay Foolish: io me lo sono sempre augurato per me stesso e adesso lo auguro a voi.
Stay Hungry. Stay Foolish."
Così Jobs conclude il discorso ricevendo l’applauso di migliaia di giovani.
E’ un bellissimo augurio di vita, qualcosa che non deve mai smettere di animare i nostri ideali.
Ciao Steve e grazie.