Io non ho paura - Niccolò Ammaniti

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Un romanzo che mostra in pienezza il tenore della narrativa di Niccolò Ammaniti.
Si tratta di una una storia tesa e dal ritmo serrato, paragonata dai critici a "un congegno a orologeria che si carica fino a una conclusione sorprendente: e mette in scena la paura stessa". 
Michele Amitrano, nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto cosi grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. 
Per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie di bambino, mentre il lettore assiste a una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella, tragica, che coinvolge i grandi di Acqua Traverse, misera frazione dispersa tra i campi di grano. 
Il racconto, con una grande efficacia descrittiva, è ambientato in un estate torrida del 1978.
La storia si snoda in circondata da un paesaggio dominato dal contrasto tra la luce abbagliante del sole e il buio della notte.
Dopo aver visto il film di Salvatores ho voluto leggere il libro di Ammaniti e l'ho trovato interessante nella sua esposizione cruda e drammatica.
La trama penso che sia ormai molto conosciuta, perciò non mi soffermo molto, voglio cogliere soprattutto le emozioni che mi ha suscitato questa lettura.

Michele, un ragazzino di nove anni, mentre gioca in bicicletta con i suoi amici nella sperduta e assolata campagna vicino a casa sua, scopre, da solo, un buco scavato nel terreno.
In quel buco, giace immobile, seminascosto da un cumulo di stracci, un bambino.
Questo è il centro del romanzo: Michele scopre un suo coetaneo, Filippo che è stato rapito, segregato e sta rischiando la vita.
Ne diventa poco a poco il suo angelo custode, il suo amico fidato...

Il libro è narrato in prima persona da Michele che lotta contro varie paure e ogni volta però riesce a vincerle.
Bello il momento descritto dall'autore, quando Michele entra nel buco, nascondiglio...

"- Io non ho paura di niente, - ho sussurato per farmi coraggio, ma le gambe mi cedevano e una voce nel cervello mi urlava di non andare. [...]
Ho sollevato la coperta che gli copriva le gambe. Intorno alla caviglia destra aveva una grossa catena chiusa con un lucchetto. La pelle era scorticata e rosa.
Un liquido trasparente e denso trasudava dalla carne e colava sulle maglie arrugginite della catena attaccata a un anello interrato. [...]
Poi il morto ha sollevato il busto come fosse vivo e a occhi chiusi ha allargato le braccia verso di me.
I capelli mi si sono rizzati in testa, ho cacciato un urlo, ho fatto un salto indietro e sono inciampato nel secchio e la merda si è versata ovunque.
Sono finito schiena a terra urlando. Anche il morto ha cominiciatoa urlare...."

Ecco l'incontro tra Michele e Filippo raccontato nel libro con linguaggio forte e crudo.
Leggendo queste pagine ho sentito la drammaticità della vicenda, anche il film la trasmette molto bene.
Si tratta, a mio avviso, di una storia di bambini che hanno a che fare con situazioni di una portata estremamente grande, con la morte sempre vicina, a un passo da loro...
Il romanzo è strutturato su uno schema di narrazione classico, ma con qualcosa di decisamente nuovo.
L'autore , a mio parere, ha scelto proprio il mondo di un bambino con le sue fantasie, le sue paure dei mostri, per narrare un storia veramente tragica. Si serve di un modo di esprimersi infantile per far arrivare la drammaticità degli eventi, il senso di angoscia che si respira in un crescendo continuo.
Veramente un stile narrativo coinvolgente.

Un libro che merita il successo che ha avuto.

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