Davide e Golia, la sfida della globalizzazione

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Il libro – intervista "Davide e Golia, i cattolici e la sfida della globalizzazione", esprime molto bene alcune considerazioni sulla globalizzazione.
Il giornalista Roberto Beretta pone alcune domande cruciali al missionario – scrittore Piero Gheddo esperto conoscitore delle problematiche di tutto il pianeta.
Ne emerge un testo avvincente di estrema attualità con riflessioni più che mai stimolanti.
Esistono molte teorie sulla globalizzazione, alcuni la vedono come la bestia nera, altri la esaltano come soluzione di tutti i problemi. Piero Gheddo ne dà un’analisi realistica con gli occhi di una persona che da oltre quarant’ anni gira il pianeta degli ultimi e raccoglie dal vivo le opinioni di chi opera direttamente sul campo.
Per Gheddo demonizzare la globalizzazione è un atteggiamento antistorico perché il futuro del mondo, lo si voglia o no, va verso l’unità. Il problema per lo scrittore- missionario è “fare in modo che ci vada rispettando i diritti dell’uomo”, non si può quindi esecrare un fenomeno inarrestabile.
Sempre per l’autore “il vero problema è dare un’anima all’economia e alla globalizzazione economica dell’umanità, non rifiutarla in blocco.”
Il pensiero di Gheddo si riassume nell’educazione dei popoli alla produzione.
La questione fondamentale sta proprio qui nell’educazione, a mio avviso è questo il fulcro delle considerazioni sul quale si basa il contenuto del libro.
“Produrre ricchezza: se non si produce si rimane poveri. La ricchezza non è una torta da distribuire fra tutti i popoli in parti eguali, ma anzitutto una torta da produrre: noi non ci rendiamo conto che gran parte dei popoli poveri non sanno produrre, perché non sono educati a produrre. Sono poveri perché non producono, con le immense ricchezze naturali che hanno a disposizione.”

Quindi. “non si tratta di distribuire il benessere, ma di educare i popoli a produrre il proprio benessere.”
La frase che si ripete continuamente nel libro è proprio questa: “insegnare a produrre”.
Sta qui la soluzione, secondo Gheddo, ai grandi squilibri che ci sono nel mondo.
“Dove c’è un popolo istruito, la crescita economica è inevitabile; dove c’è un popolo analfabeta è inevitabile il sottosviluppo. Per entrare nel mercato globale con buone possibilità di crescita, la prima cosa che si richiede a tutti i paesi è un buon livello di istruzione poi la stabilità politica. Quindi la scuola è il motore di sviluppo, molto più del denaro.”
Per l’autore lo sviluppo viene dunque dall’uomo, prima che dal denaro, dalla tecnica, dai piani e progetti, dalle strutture politiche o industriali. L’uomo è al centro dello sviluppo, quindi l’educazione dell’uomo, la formazione dell’etica e della intelligenza sta alla base di un vero sviluppo dell’umanità.
Citando il Papa Giovanni Paolo II, sottolinea come bisogna arrivare a una “globalizzazione della solidarietà”. Quindi l’impegno per tutti è quello di orientare il “Mercato globale” in un senso più umano e più solidale.

La globalizzazione è un fenomeno inarrestabile e a coloro che si oppongono in modo estremistico e a volte violento, Piero Gheddo dice di indirizzare meglio la protesta e cosi si esprime:
“Non opponetevi a un movimento di unificazione dei popoli che nella sua tendenza di fondo è inevitabile e positivo; opponetevi invece a questa mancanza di educazione dei popoli.
Protestate contro i governi che non curano la scuola e la formazione.
Protestate contro stampa e televisioni vuote.
Protestate contro la scuola che non da valori, non educa all’altruismo…”
Quindi il pensiero che emerge è quello di allargare il dibattito sulla vera urgenza dei Paesi poveri che è quella educativa e culturale.
Un libro veramente interessante che ho letto volentieri quando è uscito qualche anno fa e ora ho riprendendolo in mano ne ho ritrovato la grande attualità.

 

 

 

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