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GAUDIUM ET SPES: una finestra aperta sul mondo
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da ricarolricecitocororo - il mio canto libero
Il Concilio Vaticano II chiama questo famoso documento, datato 7 dicembre 1965, “Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo”.Da questo titolo si comprende che la “Gaudium et spes” si presenta come una finestra aperta sul mondo. Vi si trova infatti, in maniera chiara ed emblematica, l’atteggiamento di interesse, di attenzione e di amore all’umanità che ha caratterizzato tutto il Concilio.Non si può fare a meno di citare la frase d’incipit del testo che è diventata proverbiale:“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (n. 1).La Chiesa quindi guarda alle grandi trasformazioni in atto con un atteggiamento positivo, con animo partecipe e appassionato.Da qui deriva subito l’esplicita affermazione che è “dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in un modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto”. Con la conclusione: “Bisogna conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche” (n. 4).Al centro del documento poi vi è la riflessione su l’uomo, espressa con l’interrogativo semplice e disarmante: “Che pensa la Chiesa dell’uomo? Cosa sembra doversi raccomandare per l’edificazione della società attuale? Qual è il significato ultimo dell’attività umana nell’universo?» (n. 11). E ancora: «Ma che cos’è l’uomo?” (n. 12)La risposta, secondo la Costituzione, si trova in “Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (n. 22)L’intento di Paolo VI, espresso nella sua omelia della Sessione conclusiva del Concilio, era proprio quello di superare “le distanze e le fratture verificatesi negli ultimi secoli fra la Chiesa e la società profana”. La Gaudium et spes è riuscita a raggiungere l’obiettivo affrontando in maniera innovativa i diversi problemi antropologici e sociali dell’umanità.