Presbiterio della Basilica di San Sisto a Piacenza - video

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Entrare nella Basilica di San Sisto a Piacenza è come immergersi in una grande pinacoteca con opere insigni. È un luogo di incanto con magnifiche suggestioni, purtroppo non sufficientemente valorizzato.
Questo video si sofferma sul presbiterio che, ampliato alla fine del XVI secolo, sostituisce l’armonioso spazio circolare voluto dal Tramello con uno più ampio a pianta rettangolare e volta decorata a cassettoni tra il 1515 e il 1517 da Bernardino Zacchetti, già collaboratore di Michelangelo nella Cappella Sistina. "Al centro l’altare maggiore del 1698, opera del fonditore piacentino Giorgio Mazzocchi e di un ignoto lapicida, è in marmo nero scolpito e bronzo fuso e sovrasta un’urna del 1544 contenente le spoglie di San Sisto.
La presenza dei maestosi dipinti sulle pareti rientra nel programma decorativo tardo cinquecentesco voluto dall’abate Fulgenzio Ferrari il quale commissionò a prestigiosi artisti, per lo più veneti, le tele raffiguranti San Benedetto che resuscita un fanciullo, il Martirio di San Fabiano (Paolo e Orazio Farinati, 1599) e il Martirio di Santa Martina (Leandro da Ponte, 1598). In seguito, padre Antonio da Piacenza prosegui l’opera del predecessore Ferrari, commissionando a Camillo Procaccini la Strage degli innocenti (1604 ca) e il Martirio dei santi Sisto e Lorenzo che, causa rinuncia dell’artista milanese, fu realizzato dal bergamasco Gian Paolo Cavagna nel 1603. È del 1660, invece, l’opera di Giovanni Francesco Romanelli raffigurante Gesù Cristo redentore con la Madonna e San Francesco.
Gli arredi in legno dorato che arricchiscono il poggiolo, la cantoria dell’organo Facchetti (1544 ca), i dipinti sulle pareti laterali e più di tutti la copia del dipinto raffaellesco della Madonna Sistina sul fondo (attribuito a Pier Antonio Avanzini 1729), sono opera dello scultore Giovanni Sceti, chiamato dall’abate Prospero Tinti, sul finire del XVII secolo, per abbellire la zona presbiterale.
Il maestoso coro ligneo, frutto di un lavoro collettivo diretto dai maestri parmensi Giovan Pietro Pambianchi e Bartolomeo Spinelli, fu iniziato nel 1514, data di consacrazione della chiesa che appare su uno dei dorsali e concluso nel 1528. I pregevoli intarsi mostrano rappresentazioni simboliche, strumenti musicali, vedute paesaggistiche e architettoniche. Sopra gli stalli sono poste dodici statuette lignee raffiguranti diversi santi". (da Ufficio Beni culturali Diocesi Piacenza-Bobbio)

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