CATECHESI TRADENDAE - Giovanni Paolo II

L'esortazione apostolica, del 6 ottobre 1979, è il documento scritto a conclusione della IV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (1977) il cui tema era: "La catechesi nel nostro tempo con particolare riferimento alla catechesi dei fanciulli e dei giovani".
Si tratta di un testo che vede anche la mano di Paolo VI e Giovanni Paolo I che avevano già preparato delle tracce per promuovere un rinnovamento nel campo della catechesi.
Tutto il discorso dell’esortazione è determinato dalla convinzione che la catechesi deve comunicare nella sua integralità la Rivelazione di Dio (n.30), deve essere vera "educazione della fede" (n.30).
Inoltre si prospetta anche, come supporto, l’aiuto delle scienze umane (psicologia, pedagogia, didattica, ecc.) (n.58).
“Tutti hanno bisogno di essere catechizzati” è il titolo del capitolo V del documento dove il pontefice passa in rassegna le varie fasce d’età: dai fanciulli agli adulti.
È interessante rileggere questi pensieri con cui Giovanni Paolo II esprime tutta la sua sollecitudine pastorale.
Il fanciullo viene introdotto, con la catechesi, “in modo organico, nella vita della chiesa e comprendente anche una preparazione immediata alla celebrazione dei sacramenti” (n.37).
Per gli adolescenti, il pontefice, delinea molto bene “l'età degli interrogativi più profondi, delle ricerche ansiose e perfino frustranti, di una certa diffidenza verso gli altri con dannosi ripiegamenti su se stessi, l'età talvolta delle prime sconfitte e delle prime amarezze” (n.38)

Il papa afferma che “nessuno nella chiesa di Gesù dovrebbe sentirsi dispensato dal ricevere la catechesi” (n.45).
Karol Woytila esprime il ringraziamento a tutti gli operatori della catechesi in modo particolare a “voi catechisti parrocchiali, laici, uomini ed in numero ancor maggiore donne, che dappertutto nel mondo vi siete dedicati all'educazione religiosa di numerose generazioni. La vostra attività, spesso umile e nascosta, ma compiuta con zelo ardente e generoso, è una forma eminente di apostolato laicale” (n.66).
La parte finale è l’invocazione allo Spirito Santo che significa: “essere in comunione con lui, sforzarsi di conoscere le sue autentiche ispirazioni, questo – per Giovanni Paolo II – è l’atteggiamento della chiesa docente e di ogni catechista” (n.72).