Pavel Nikolaevič Evdokimov: TEOLOGIA DELLA BELLEZZA. L'ARTE DELL'ICONA
Il testo “Teologia della bellezza. L'arte dell'icona” di Pavel Evdokìmov, è un’opera di grande rilievo e di estremo interesse.
Curatori del volume sono A. Crema, V. Gambi, G. Vendrame.
La traduzione dal francese è di G. Da Vetralla.
Della Collana “Dimensioni dello spirito” è edito da San Paolo.
L’autore
Pavel Nikolaevič Evdokimov in russo: Павел Николаевич Евдокимов
Teologo ortodosso (Pietroburgo 1901 - Parigi 1970).
Dopo la rivoluzione russa è stato costretto all’esilio e lavorò a Istanbul come tassista, poi a Parigi nella Citroën.
Laureatosi in teologia (1928), insegnò negli ultimi vent'anni della vita nell'istituto San Sergio tenuto a Parigi dalla comunità ortodossa.
Prese parte alla resistenza francese, e fu osservatore al concilio Vaticano II.
Tra le opere più importanti: L'Orthodoxie (1959), La connaissance de Dieu selon la tradition orientale (1970), Le Christ dans la pensée russe (1970), L'art de l'Icone Théologie de la beauté (1970), tutte tradotte in italiano.
Profondo conoscitore del pensiero teologico russo, ne ha interpretato la teologia per il mondo occidentale, legando l'accentuazione della trascendenza di Dio con l'attenzione sempre viva alla condizione dell'uomo.
Grande estimatore di Dostoevskij notevoli e suggestive sono le sue riletture.
La bellezza
Dalla premessa in copertina troviamo il sunto della riflessione di Evdokìmov.
«La bellezza è discesa dal cielo per salvarci», aveva scritto Platone. «La bellezza salverà il mondo», confermarono Dostoevskij, Solov’ev ed Evdokìmov. Mai come oggi gli uomini furono d’accordo sull’importanza della bellezza. E mai come oggi dimenticarono la sua forza di liberazione e di salvezza.
Ad oriente il realismo socialista asservisce l’arte alla ragion di stato.
L’Occidente capitalista utilizza la bellezza a vantaggio dei meccanismi di mercato.
È allora definitivamente tramontata la sua capacità liberatrice?
In questo appassionante libro lo scrittore russo Pàvel Evdokìmov intraprende un lungo viaggio attraverso le avventure dell’arte moderna e scopre che la radice dell’esistenza umana è abitata dal desiderio di trascendere tutti i limiti.
La bellezza è fragile custode di questo insopprimibile anelito. Ma chi libererà la bellezza dal continuo pericolo di prostituirsi al potere dominante?
Chi le restituirà la sua originaria potenza liberatrice?
Solo l’esperienza dell’ineffabilità di Dio – suggerisce discretamente Evdokìmov – dona tutto lo spazio alla libera creatività dell’uomo.
La cultura dell’icona appare in queste belle pagine cristallina testimonianza della verità dell’uomo come luogo della presenza ineffabile di Dio.
Gli uomini che camminano incerti all’inizio del terzo millennio possono trovare nella cultura dell’icona valida ispirazione per la loro ricerca della qualità umana della vita.
Impressioni
Il libro “Teologia della bellezza. L’arte dell’icona” era un libro molto caro ad Evdokìmov, questo fu l’ultimo suo libro stampato, degno coronamento di un’opera durata una vita.
Può sembrare strano il desiderio di Evdokìmov di pubblicare un libro bello sulla bellezza.
La sua esistenza, infatti, appare tutt’altro che bella, lacerata come fu da un susseguirsi di dolori: dalla perdita violenta del padre all’esilio dalla Russia dopo la rivoluzione d’ottobre.
Evdokìmov non è né un disincarnato sognatore, né un accademico avulso dalla realtà.
Un uomo impegnato può certamente sognare e forse il sogno di una realtà diversa è la fonte del suo impegno.
Il suo dovrà necessariamente misurarsi con la realtà per poterla affrontare e trasformare.
Viene spontaneo pensare all’influsso che la “santa Russia” aveva sugli esuli.
A questa tradizione culturale va annoverato anche il carattere di liberazione totale attribuito alla bellezza. Lo si può riassumere con la celebre frase di Dostoevskij fatta propria in modo originale dallo stesso Evdokìmov: “la bellezza salverà il mondo”.
Il rapporto con la terra d’origine, e con quanto essa comporta, è riconosciuto dallo stesso Evdokìmov.
Sempre nelle pagine di premessa a firma di Giancarlo Vendrame ci si pone la domanda:
Perché una teologia della bellezza?
“L’interrogativo non è affatto retorico, perché il significato storico di una teologia della bellezza non appare per nulla pacifico soprattutto in riferimento all’attualità storica.
L’attualità storica, infatti, ci pone di fronte a due serie di atteggiamenti a proposito della bellezza, apparentemente antitetici, in realtà convergenti nel negarne il valore di verità.
Da una parte la bellezza viene usata come ornamento teso a favorire lo scambio dei prodotti: in questo senso l’antico ruolo della retorica come ornamento del discorso e dell’arte didascalica some ornamento delle idee è oggi preso con efficacia indubbiamente maggiore e con risultati spesso devastanti dalle tecniche della pubblicità e del marketing.
Simmetricamente l’uomo etico, il rivoluzionario, o anche più semplicemente il militante che vuole cambiare l’attuale sistema sociale, mal comprendono il valore della bellezza quando addirittura non la rifiutano come inferiore all’impegno etico o alla lotta rivoluzionaria.”
Interessanti sono dunque le riflessioni che emergono dalla lettura di questo libro.
Bisogna, infatti, ritrovare il significato autentico di bellezza e l’autore mette in risalto la cultura delle icone.
Il volume si sviluppa nella prima parte sulla Bellezza, dall’esperienza estetica all’esperienza religiosa.
In seguito affronta il mondo del “Sacro” e la vera e propria teologia dell’ICONA.
Un testo che ci fa comprendere i molteplici significati dell’icona che è come guardare attraverso una finestra che ha una vista sull’invisibile.
Un testo, a mio avviso, di grande spessore che ci fa cogliere la via della bellezza per salvare il mondo.