Per un'etica nella pubblica amministrazione. Educare al servizio - Carlo Maria Martini

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Carlo Maria Martini, una figura di grande spicco nella chiesa, è venuto a mancare il 31 agosto 2012. Provato e affaticato, si è spento piano piano soffocato dal suo morbo artefice di tante sofferenze.
Ho sempre seguito il suo pensiero, le sue riflessioni e posseggo diversi libri della sua monumentale produzione.
Sono andato a rileggere per farne memoria e ricordarlo in questo triste giorno, alcuni passi del suo testo Educare al servizio, un libro del 1988, sempre attuale, rivolto a coloro che a vari livelli sono impegnati nella pubblica amministrazione.
E’ una raccolta di 14 interventi del Cardinale in varie occasioni di incontri.

Un invito alle coscienze di chi ha responsabilità politica
Per Martini educare al servizio, “vuol essere un invito rivolto alle coscienze dei pubblici amministratori di buona volontà”. Sono interessanti riflessioni per meglio servire il diritto dei cittadini, in particolare dei più deboli …. Considerazioni di estrema attualità per fare “in modo che nella vita sociale il fascino del potere non prevalga mai sulla forza della ragione e della giustizia”.
Un passaggio che ho trovato interessante recita così:
“La svalutazione delle istituzioni politiche è ulteriormente aggravata dallo spettacolo degli abusi reali, o presunti, perpetrati dai detentori del pubblico potere”
E’ quindi importante per il cardinale una riforma morale delle istituzioni e una rigenerazione del consenso.
Diversi sono gli aspetti che incidono maggiormente sulla cattiva immagine delle istituzioni. Martini evidenzia, in questo testo, le forme con le quali, di volta in volta, “si dispone del potere in forza delle proprie mansioni, esibendolo come un privilegio e non come una disponibilità al servizio”
“La metafora del palazzo”, tanto spesso usata per definire l’apparato dei poteri pubblici non deriva forse la sua forza retorica dalla sensazione che quei poteri svolgano la loro funzione in un ruolo chiuso, inaccessibile e dal quale il comune cittadino è escluso?”
Un interrogativo formidabile con il quale Carlo Maria Martini già alla fine degli anni 80’ riconosceva quel ruolo chiuso di un casta che cerca di salvare i suoi interessi.
Una politica che parta dal basso
Un altro aspetto su cui spesso ritorna il cardinale nelle sue riflessioni è il tema della carità che senz’altro deve fare i conti con il realismo della politica. “Attenzione però al realismo che divora se stesso e perde di vista il confine che separa la lucida visione della realtà dalla torbida volontà di peggiorarla per trarre vantaggio dalla degenerazione delle regole del gioco! L’antidoto rimane la capacità di tornare a guardare ciò che fa l’impresa politica un’opera dell’uomo a servizio dell’altro uomo”.
E’ qui la grandezza del discorso “ la carità fornisce all’agire politico, orientato secondo giustizia, lo stimolo a trascendere la situazione già consolidata delle relazioni di convivenza”
La carità ha bisogno di un’altra persona non di un apparato giuridico statale senza anima e senza pietà.
C’è bisogno di una nuova politica che parta dal basso e le parole di Martini sembrano suffragare questa istanza che oggi si fa sempre più pressante.
“E’ nel quotidiano e nel cordiale incontro delle persone che cresce la coscienza di essere cittadini e l’opportunità di occuparsi insieme della cosa comune. Perché, se è vero, come dice il Vangelo, che “ a ogni giorno basta il suo affanno”, è pur vero che nella quotidianità, sofferta e partecipata, gli uomini sperimentano quell’amicizia e quel mutuo riconoscimento fraterno che sono le radici di ogni possibilità di convivenza.”
Parole che ricordano la grande statura di un uomo di chiesa che ha lasciato un grande testamento da approfondire e sul quale riflettere.
La questione morale
In questo ampio discorso Carlo Maria Martini si riferisce alla fisionomia morale di una comunità civile: il suo ”ethos”
“Se è vero che oggi è l’ethos che difetta, è pur vero che per la sua ricostituzione non si parte completamente da zero. Abbiamo alle spalle una storia che non ha cessato di riflettersi nel presente, tradizioni culturali che faticosamente e frammentariamente sono conservate nella memoria collettiva. Occorre superare il pregiudizio «illuministico» nei loro confronti. Se la tradizione risulta talvolta soffocante e impedisce forme più autentiche di rapporti fra le persone, nondimeno contiene un patrimonio sapienziale di straordinario rilievo esistenziale ed etico. Sia a livello individuale che collettivo la coscienza della propria identità è indissolubilmente congiunta alla memoria del proprio passato.
Certo: è un patrimonio che deve essere continuamente rielaborato e adattato ai nuovi problemi e situazioni. La storia non può essere fermata. Finora, però, l’evoluzione dell’ethos civile più che oggetto di iniziativa consapevole e responsabile sembra sia stata lasciata al caso o all’azione di spinte incontrollabili.”
A detta di Martini c’è bisogno di incontrare le persone di capire i bisogni della gente
“Di qui la necessità, anzitutto, di promuovere momenti e luoghi in cui fare esperienza vissuta dei valori qualificanti la convivenza civile: soprattutto quelle iniziative che impegnano in prima persona non tanto a difendere interessi individuali e corporativi, ma ad instaurare rapporti di prossimità, disinteressati, a favore degli «ultimi», cioè di categorie, gruppi o situazioni di particolare emarginazione ed emergenza.”

La politica deve, a mio avviso, partendo da queste premesse tornare nel cuore della gente: comitati civici, cittadini che si prendono a cuore i problemi …
Una politica non legata alla carriera, ma veramente al servizio del bene comune.
Questo è uno degli aspetti del poliedrico pensiero di Martini da valorizzare soprattutto nell'attuale contesto socio politico.

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D
ottima esposizione
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