Io, Nelson Mandela. Conversazioni con me stesso
Nelson Mandela, spentosi a Johannesburg nel 2013, a 95 anni, è stato il Padre del Sudafrica democratico e multirazziale, l'icona mondiale della lotta non violenta.
La malattia fa parte della sua biografia perché ha avuto origine dai 27 duri anni trascorsi in carcere e lo ha tormentato negli ultimi tempi a fasi alterne.
Io, Nelson Mandela
Il testo in questione è una autobiografia con scritti personali.
Il libro è un’apertura della sua vita dove rivela i suoi numerosi appunti scritti in vari momenti offrendo una visione senza precedenti della sua straordinaria esistenza
Io, Nelson Mandela svela ai lettori chi è l'uomo privato che si cela dietro il personaggio pubblico
L’ho trovato un racconto unico e originale fatto proprio di suo pugno con scritti inediti e di grande intensità.
Si spazia dalle lettere scritte nelle ore più buie dei suoi ventisette anni di prigionia alla bozza di un completamento della sua autobiografia.
Ci sono suoi appunti, scritti e pensieri tratti dal suo calendario da tavolo nella sua cella a Robben Island, un diario mentre è in fuga durante le lotte anti-apartheid dei primi anni Sessanta, chiacchiere con gli amici in quasi settanta ore di conversazioni registrate.
In queste pagine non è né un'icona né un santo: è uno di noi.
Ho trovato delle riflessioni di grande portata che dipingono un uomo di alti ideali che ha pagato di persona il suo anelito alla libertà.
Lo scritto è un viaggio intimo che spazia dalle prime agitazioni della sua coscienza politica al galvanizzante ruolo svolto sul palcoscenico mondiale.
Si ha la possibilità attraverso queste pagine di trascorrere, come si dice nella presentazione, del tempo con l'uomo Nelson Mandela, ascoltando in presa diretta la sua voce: schietta, limpida, privata.
Con La prefazione di Barack Obama, si arriva, in questo testo, a conoscere l'uomo Mandela.
Negli scritti in prigionia si scopre veramente la sua personalità ("La cella è un luogo ideale per imparare a conoscersi")
Interessanti sono le sue annotazioni spicciole ("Occhio destro molto dolente e arrossato", "21 anniversario di nozze", "Misurato cella 6,4 metri x 5,4 metri", "Lametta nuova", "peso 70,3 kg") a cui fanno seguito profonde riflessioni filosofiche e aforismi ("Gli ideali che accarezziamo possono non realizzarsi mentre siamo in vita. Ma questo è irrilevante").
Scrive il presidente americano Barack Obama nell'appassionata prefazione: "Ho cominciato a interessarmi di politica negli anni del college, unendomi alla campagna per la fine dell'Apartheid in Sudafrica. Mandela dimostrava che non dobbiamo accettare il mondo così com'è, che possiamo fare la nostra parte perché diventi come dovrebbe essere".
Il pericolo di autocelebrarsi
Di grande spessore all’inizio del libro ho trovato una sua lettera, datata 1° marzo 1971, a Fatima Meer, scrittrice sudafricana, deceduta nel 2010, grande attivista anti apartheid.
Ecco alcune delle sue significative parole:
“Rimarrò fedele alla nostra promessa: non dire mai, in nessun caso nulla di sconveniente sull’altro.
Il problema, naturalmente, è che gli uomini di maggior successo sono inclini a qualche forma di vanità. Arriva un momento nella vita in cui è ammissibile essere egoisti e vantarsi i pubblico dei loro successi unici al mondo, unici al mondo.
Che simpatico eufemismo per “elogio di sé” ha coniato la lingua!
“Autobiografia, hanno scelto di chiamarla, dove le mancanze degli altri sono spesso sfruttate per mettere in evidenza le lodevoli qualità dell’autore.”
Estremamente interessante questa lettera dove prende un po’ in giro tutte le autobiografie che rischiano sempre un po’ di autoesaltazione.
“Non so se mi dedicherò mai – continua nella lettera – a descrivere le mie origini.
Non ho successi di cui gloriarmi, né la capacità di farlo.
Nemmeno se vivessi distillato di canna da zucchero avrei il coraggio di provarci.
A volte sono convinto che con me la Creazione intendesse dare al mondo l’esempio di un uomo mediocre nel senso proprio del termine.
Niente potrebbe tentarmi a pubblicizzare me stesso.
Se fossi stato nella posizione di scrivere un’autobiografia, la pubblicazione sarebbe stata ritardata finché le nostre ossa non fossero state deposte, e forse avrei potuto dare un’impressione non compatibile con la promessa che ho fatto.”
Emerge in questo scritto il pericolo delle autocelebrazioni in vita.
E’ meglio per Mandela aspettare la morte prima di scrivere biografie.
Infatti così prosegue:
“I morti non hanno preoccupazioni, e se emergesse tutta la verità su di loro, e l’immagine che ho contribuito a conservare con il mio perenne silenzio risultasse rovinata, sarebbe un problema dei posteri, non nostro.”
Infine si respira dai suoi scritti la grande umiltà che contraddistingue i grandi personaggi della storia:
“Io sono uno di quelli che possiede frammenti di informazioni superficiali su una varietà di argomenti, ma che manca di profondità e competenza nell’unica cosa in cui dovrei essere specializzato, vale a dire la storia del mio Paese e del mio popolo.”
Nelson Mandela, anche da questo interessante testo dove emerge tutta la sua grande statura e personalità, è il simbolo del Sud Africa.
E’ un appellativo che si è conquistato in un'intera vita spesa alla lotta contro l'apartheid ed alla conquista della libertà per il suo popolo. Quello che ha sempre colpito in lui è la sua statura morale e la convinzione con cui ha vissuto la propria vita in favore degli altri.
Un grande uomo, una vita difficile piena di travagli e sofferenze, che proprio attraverso il suo coraggio è riuscito, a mio avviso, a fare grandi cose ed è diventato un’icona di libertà per il mondo intero.