Il presbiterio della basilica di Sant'Antonino a Piacenza

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Una delle parti più significative e ricche di fascino della Basilica di Sant'Antonino a Piacenza, è sicuramente il presbiterio, dove troviamo elementi di straordinario valore che testimoniano la profondità della fede e l'eccellenza artistica raggiunta nel corso dei secoli.

Al centro del presbiterio, sotto l'altare maggiore, riposano le reliquie di Sant'Antonino, patrono della città di Piacenza, e di San Vittore, conservate con devozione in un'urna. Questa tradizione rafforza il legame spirituale tra i fedeli e i santi protettori, invitando alla riflessione e alla preghiera.

Sopra di essi, le volte del presbiterio si aprono in un trionfo di colori e forme, frutto del genio artistico di Camillo Gavasetti, pittore modenese che nel 1622 ha affrescato questi spazi con maestria. L'opera più emblematica è il "Trionfo di Gesù", un ciclo affrescato che narra visivamente il mistero della fede cristiana. La prima volta presenta il Padre Eterno, maestosamente sostenuto da un coro di angeli, mentre al centro della seconda si impone la figura imponente del vecchio, simbolo tratto dall'Apocalisse, che cavalca un destriero bianco. Nelle lunette adiacenti, le figure dei Santi Antonino e Vittore, anch'esse opera di Gavasetti, sembrano vegliare su questo spazio sacro, arricchendo ulteriormente il contesto spirituale e artistico.

Dominante sullo spazio del presbiterio è l'alto baldacchino, sostenuto da una ricca cornice in legno dorato che riflette la luce in maniera soffusa, creando un'atmosfera di profonda sacralità. Sul retro, la scritta "Sumptibus populi mei" ricorda con orgoglio come questo luogo sia stato eretto e mantenuto "a spese del mio popolo", segno tangibile della fede e del contributo della comunità piacentina.

Le pareti del presbiterio sono decorate con quattro tele di Robert De Longe, datate 1693, che narrano episodi significativi della vita di Sant'Antonino: dalla sua predicazione al martirio, dal ritrovamento del corpo alla traslazione presso la Basilica. Ogni tela è un capolavoro che, insieme alle decorazioni in stucco della metà del XVII secolo e alle dorature sugli abiti degli angeli, crea un dialogo continuo tra arte e fede. In particolare, spicca la tela di De Longe raffigurante Sant'Antonino che indica a San Vittore la Sacra Spina, momento di profonda commozione e spiritualità.

Completano l'arredo del presbiterio il coro e la cantoria barocca del Settecento, esempi di notevole pregio artistico grazie agli intagli dorati, opera sublime di Giovanni Ceti. Questi elementi, con le loro linee elaborate e la ricchezza decorativa, incorniciano perfettamente lo spazio sacro, rendendolo un luogo dove arte e fede si fondono in un abbraccio eterno.

 

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