Giuseppe Verdi è di Piacenza!

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Nel nuovo libro di Marco Corradi importanti documenti attestano l’appartenenza del Maestro al territorio di Piacenza

Verdi non è di Parma. È piacentino per stirpe e per scelta, per dimora e per frequentazioni. Non è una supposizione o una “rivalsa” campanilistica, bensì un dato di fatto confermato dai documenti storici. I nonni paterni, Giuseppe Antonio, di Sant’Agata, e Francesca Bianchi, di Villanova sull’Arda, si trasferirono a Busseto all’inizio dell’Ottocento per gestire l’osteria; lo stesso fecero quelli materni, Carlo Uttini e Angela Villa, che si trasferirono da Saliceto di Cadeo a Busseto per gestire l’Osteria dell’Angelo. Entrambe le famiglie scelsero di vivere nella frazione Roncole. Lì nacque Giuseppe Verdi, così come suo padre Carlo e sua madre Luigia, il 10 ottobre 1813.

Piacentino per scelta

A tracciare la biografia del grande compositore è la studiosa Mary Jane Phillips- Matz, fondatrice dell’Istituto americano di studi verdiani, nelle due opere “Verdi: a Biography” edita dalla Oxford University Press nel 1992 a Londra e nel 1993 a New York e “Verdi, il grande gentleman del piacentino” edita dalla Banca di Piacenza per la prima volta nel 1992. L’avvocato piacentino Marco Corradi ha raccolto queste e altre testimonianze nel volume “Verdi non è di Parma” (Persiani, Bologna, 2023) al fine di dimostrare, ancora una volta, la piacentinità del compositore. Una “battaglia” combattuta insieme al compianto avvocato Corrado Sforza Fogliani, a lungo presidente esecutivo della Banca di Piacenza, che nella prefazione ribadisce: “Si sceglie dove vivere, ma non dove nascere. E il compositore scelse Piacenza e il piacentino”. 

Marco Corradi

A 38 anni l’acquisto di Villa Sant’Agata

Nel 1851 “il cigno di Busseto aprì le sue grandi ali e s’involò andandosi a posare sull’altra sponda dell’Ongina e tornò, anche ufficialmente, del tutto piacentino. Lo era sempre stato, nella testa, nel cuore, nel modo di comportarsi”, scrive Corradi. Verdi vendette alcune proprietà a Busseto e acquistò una villa, che poi ampliò, a Sant’Agata, frazione del Comune di Villanova sull’Arda. Galeotta fu la sua convivenza more uxorio con Giuseppina Strepponi, oggetto delle malelingue del paese. Di Villa Sant’Agata Verdi, nella lettera alla contessa Clarina Maffei (1858), dirà: “È impossibile che io trovi per me ove vivere con maggior libertà”.

Imprenditore agricolo illuminato

E da lì, dalla sua “patria d’elezione”, il compositore non si mosse più: vi “investì i suoi guadagni -come ricorda Corradi - dando lavoro ai suoi compaesani, anche a costo di farlo in perdita” perché, diceva Verdi, così “almeno nel mio paese non si emigra”. L’opera più bella fu l’Ospedale di Villanova sull’Arda, edificato con i proventi dell’Otello. Per la propria “profondissima quiete” il compositore volle un podere rigoglioso, ricco di campi, prati e piantagioni. “È tutto frutto di fatiche di anni - disse Verdi all’ufficiale e letterato tedesco Adolf von Winterfeld -. Quando mi arrise la fortuna e fui in grado di metter su casa nelle più belle zone della mia patria, acquistai questo terreno allora trascurato e deserto”. Al piacentino è legato anche l’impegno politico di Verdi: dal 1879 al 1884 è stato consigliere comunale di Villanova sull’Arda, dal 1889 al 1990 consigliere provinciale, eletto nel collegio di Cortemaggiore. Prima ancora, fu deputato nel primo Parlamento del Regno d’Italia (1861-1865) e, in seguito, senatore dal 1875 fino alla morte, avvenuta il 27 gennaio 1901.

Parma e Verdi, rapporto travagliato

“Verdi non fu solo un grande compositore - afferma Corradi - fu un politico, un patriota che col «Va’ pensiero» infiammò gli animi risorgimentali, un grande benefattore e anche un agricoltore attento. Si alzava alle 5 di mattina per andare nei campi e verificare che tutto fosse in ordine, ogni tanto andava a Cremona a vendere al mercato i prodotti del suo fondo agricolo. A Sant’Agata stava bene perché riusciva a portare avanti tutte le sue attività preferite. Questa pluralità di interessi lo contraddistingue da tutti gli altri compositori”. Il rapporto fra Verdi e la terra natale, il parmense, è sempre stato travagliato. “Nelle lettere - confida Corradi - il compositore non risparmiava critiche accese ai propri concittadini. L’avversione era giustificata anche dal fatto che a Busseto gli fu negato di suonare l’organo nella chiesa di San Bartolomeo, e la stessa cosa accadde a Soragna. E poi, la goccia che fece traboccare il vaso: le voci continue sulla convivenza con Giuseppina Strepponi, alla quale Verdi doveva molto del proprio successo. La cantante lirica - spiega Corradi - era abile negli affari, e Verdi più volte si affidò a lei per risolvere alcune questioni. Si sposarono nel 1859 in Alta Savoia e vissero nella villa di Sant’Agata fino alla morte di lei, nel 1897”.

Dove si abita, lì si mettono le radici

La dimostrazione più grande della piacentinità di Verdi, secondo Corradi, è la scelta dell’abitare che per dirla con Heidegger, è “l’essenza stessa dell’esistenza, il radicamento della vita nella realtà quotidiana”. “Soltanto se sappiamo abitare - dice il filosofo, citato nel libro di Corradi - possiamo costruire”, e Verdi costruì la sua dimora, un ospedale e tanti posti di lavoro a Sant’Agata, in provincia di Piacenza.

Salvare Villa Sant'Agata

Gli eredi di Giuseppe Verdi non sono mai riusciti a trovare un accordo sulla villa di Sant’Agata e nessuno di loro, dato l’immenso valore del podere e del suo prezioso contenuto, ha la possibilità di liquidare gli altri. Vent’anni fa iniziò una battaglia legale tra i fratelli Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo (che attualmente gestisce la villa) ed Emanuela, figli di Alberto Carrara Verdi, scomparso nel 2001. Un’ordinanza del Tribunale di Parma, nel dicembre 2022, ha risolto la disputa mettendo la villa all’asta, a partire da una base di 30 milioni, su cui lo Stato avrà il diritto di prelazione. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha visitato la villa il 23 novembre 2022, si è impegnato perché nell’ultima Legge di bilancio fossero stanziati 20 milioni di euro per l’acquisto della villa da parte dello Stato. La rimanente parte proverrà dagli incassi dei concerti organizzati in tutta Italia per sostenere la causa.

Francesco Petronzio (da Il Nuovo Giornale del 18.05.2023)

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