GRAVISSIMUM EDUCATIONIS
Siamo di fronte ad un documento del Concilio Vaticano II, pubblicato il 28 ottobre 1965, che fa emergere l’importanza dell’educazione. Infatti con l’aggettivo di inizio “gravissimum”, si accentua il forte rilievo dell’argomento trattato. “L’importanza estrema – cioè non trascurabile, né derogabile – dell’educazione nella vita dell’uomo, e la sua incidenza sempre più grande nel progresso sociale contemporaneo, sono oggetto di attenta considerazione da parte del sacro Concilio ecumenico” (proemio).
La novità della Gravissimum educationis non va cercata nel suo contenuto, ma nel tono e nella prospettiva adottata sul tema dell’educazione che, rispetto al passato, risulta molto più aperta:
“Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile ad una educazione, che risponda alla loro vocazione propria e sia conforme al loro temperamento, alla differenza di sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli, al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra” (n 1).
Il testo sottolinea l’importanza della scuola riconoscendone il fondamento di ogni società:
“Tra tutti gli strumenti educativi un'importanza particolare riveste la scuola, che in forza della sua missione, mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto del patrimonio culturale acquistato dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara alla vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di carattere e condizione sociale diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca” (n 5).
Riconosce inoltre due modi di presenza cristiana nella realtà scolastica: il primo attraverso i professori e gli studenti cristiani nelle scuole pubbliche e il secondo attraverso la scuola cattolica.
Infine un appello anche ai giovani perché “convinti della eccellenza del compito educativo, siano generosamente pronti ad intraprenderlo, specie in quelle regioni dove lo scarso numero di maestri mette in pericolo l'educazione della gioventù” (conclusione).