AD GENTES - Decreto Conciliare
Promulgato il 7 dicembre 1965 da Paolo VI, il decreto affida alla Chiesa, che deve rispondere alle esigenze più profonde della sua cattolicità, il compito di “portare l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini” (n.1). Secondo i Padri del Concilio, l’impegno a essere missionari, oltre che al Papa e ai Vescovi, spetta a tutti i membri della Comunità cristiana, che devono collaborare alla diffusione del Vangelo in ogni luogo della terra e in ogni situazione. “L'attività missionaria non è altro che la manifestazione, cioè l'epifania e la realizzazione, del piano divino nel mondo e nella storia: con essa Dio conduce chiaramente a termine la storia della salvezza. Con la parola della predicazione e con la celebrazione dei sacramenti, di cui è centro e vertice la santa eucaristia, essa rende presente il Cristo, autore della salvezza” (n. 9). Dalla pubblicazione del Decreto Ad gentes, fino all’esortazione Evangelii gaudium, è trascorso mezzo secolo, nel quale l’attività missionaria della Chiesa non si mai è fermata. Tuttavia, la solenne proclamazione conciliare sulla missionarietà come essenza costitutiva della Chiesa, non è stata ancora accolta nella sua pienezza dalla totalità del Popolo di Dio. La “Chiesa missionaria per natura” non ci invia a una dottrina ecclesiale in più, che si deve confessare come dogma; ci colloca, invece, davanti ad una esperienza comunitaria che diventa più comprensibile come sequela e annuncio della persona di Cristo. Dunque, con parole semplici, il pensiero dominante di Ad gentes è quello di ricordare alla Chiesa il suo perché, la sua ragione di essere che si fonda sulla testimonianza da vivere con autenticità. Papa Francesco, nel suo magistero, cerca di interpretare il Concilio collocando la Chiesa sui cammini della storia e del mondo. “Missione” è sinonimo di “uscita”, di “itineranza”, di “aprire le porte”, di “fare rumore”, di “mettersi in cammino”, di “incontrare”. Questo Francesco lo ripete continuamente a tutta la Chiesa.