Laborem exercens - Giovanni Paolo II

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Il documento, scritto nel 1981, celebra il novantesimo anniversario della Rerum novarum di Leone XIII.
Il testo porta, in maniera evidente, i segni della personalità del papa polacco con il suo stile caratteristico che procede con allargamenti del tema sulla base di una riflessione filosofica.
L’enciclica è nutrita anche dall’esperienza personale di Giovanni Paolo II che, da giovane ha svolto concretamente il lavoro operaio nella cave di pietra, nelle fabbriche chimiche e nelle acciaierie.
Il testo si concentra sul tema del lavoro umano sottolineando l’intuizione, alla base di tutte le riflessioni di Carol Wojtyla, dell’uomo al centro di ogni cosa e di ogni attività.
Le parole del Pontefice distinguono, senza separarli, due aspetti: il lavoro e l’essere umano.
“Come persona, l’uomo è quindi soggetto del lavoro” (n. 6). Il lavoro acquisisce significato in quanto attività dell’essere umano. Non c’è allora spazio per una concezione che ritenga il lavoro come semplice strumento di produzione e valutato secondo il suo valore di mercato.
Si tratta di dare dignità al lavoro e non considerarlo una “specie di merce” (n.7), realtà che oggi avvertiamo nelle scelte delle grandi aziende che cercano sedi dove il lavoro costa meno.
Giovanni Paolo II esprime a chiare lettere l’argomento “personalistico” della Dottrina Sociale della Chiesa affermando “il principio della priorità del lavoro nei confronti del capitale” (n 15).
L’aspetto evangelico dell’enciclica si evidenzia quando il papa afferma che Cristo è “l’uomo del lavoro, l’eloquenza della sua vita è inequivoca: egli appartiene al mondo del lavoro, ha per il lavoro umano riconoscimento e rispetto” (n 26).
Infine anche l’aspetto della “Croce” viene messo in luce perché “ogni lavoro – sia esso manuale o intellettuale – va coniugato inevitabilmente con la fatica” (n 27).
Per il pontefice sono proprio “il sudore e la fatica”, che il lavoro necessariamente comporta nella condizione presente dell’umanità, gli elementi che conducono a “partecipare, nell’amore all’opera che il Cristo è venuto a compiere” (n 27).

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