Ricordando Emiliano Mondonico

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

È stato uno dei più tenaci avversari del Piacenza Calcio nei derby del Po con la Cremonese negli anni ’70. Classe ’47, cresciuto all’oratorio di Rivolta d’Adda, ha imparato a giocare a calcio nel bosco vicino a casa quando, inseguito dai suoi cagnolini, dribblava le piante.
“Il pallone – raccontava – è stato sempre al centro della mia vita”.
Come allenatore ha ottenuto con le sue squadre cinque promozioni in serie A e si è aggiudicato sulla panchina del Torino la Coppa Italia.
Per oltre dieci anni, ha lottato, senza mai nasconderlo, con un tumore che, alla fine, ha avuto la meglio a fine marzo. Quando aveva perso la voglia di vivere, è stato folgorato dalle parole del nipotino di 8 anni – “Nonno, io non posso mica restare senza di te” – e si è ributtato nella mischia. Commentatore sportivo in tv, ha avuto sempre il coraggio di essere se stesso. A Rivolta d’Adda allenava i ragazzi delle medie e i “disoccupati del pallone”, rimasti senza contratto; organizzava partite con i disabili e parlava chiaro ai genitori: “nel calcio uno su 40 mila diventa professionista. Noi dobbiamo preoccuparci degli altri 39.999”.
“Pensavo che per aiutare gli altri bastasse mettere a Natale 100 euro in una busta, poi mi sono accorto che per aiutare gli altri bisogna frequentarli. Non serve andare in giro per il mondo, li incontri sul pianerottolo di casa; c’è sempre qualcuno che ha bisogno”. Uomini come Mondonico sono quegli avversari (come ai tempi di Cremonese-Piacenza) che incontriamo nella vita e che ti aiutano a diventare migliore.
Davide Maloberti da “Il Nuovo Giornale” del 5/04/2018

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