Attualità della POPULORUM PROGRESSIO
Paolo VI ci ha donato 50 anni fa l’enciclica sociale “Populorum Progressio” e ancora oggi il suo messaggio è di sorprendente attualità.
Al centro dell’enciclica emergeva l’affermazione: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace” (n.76).
Si trattava però di uno sviluppo, secondo Montini, che non doveva ridursi alla semplice crescita economica. Il pontefice affermava: “Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (n.14).
Uno sviluppo, inoltre, che si legava alla giustizia riducendo le diseguaglianze e rendendo il mondo più umano.
Infatti per Paolo VI umanità significava “l’ascesa dalla miseria verso il possesso del necessario, la vittoria sui flagelli sociali, l’ampliamento delle conoscenze, l’acquisizione della cultura” (n.21).
Il documento proponeva concretamente dei doveri per attuare questi principi:
“Dovere di solidarietà, cioè l’aiuto che le nazioni ricche devono prestare ai Paesi in via di sviluppo; dovere di giustizia sociale, cioè la riorganizzazione in termini più corretti delle relazioni commerciali scorrette tra popoli forti e popoli deboli; dovere di carità universale, cioè la promozione di un mondo più umano per tutti” (n. 44).
Ancora in modo più emblematico l’Enciclica incalzava: «Non la ricchezza egoista e amata per se stessa, ma l’economia al servizio dell’uomo, il pane quotidiano distribuito a tutti, come sorgente di fraternità e segno della provvidenza»(n. 86). Se avessimo ascoltato meglio queste parole oggi ci sarebbero i barconi? È sempre un po’ semplicistico fare dietrologia, ma è una domanda che pongo alla nostra riflessione. Infatti se gli stati che hanno avuto maggior benessere negli scorsi anni si fossero prodigati maggiormente per uno sviluppo globale di tutti i popoli, saremmo giunti a questo punto? Purtroppo ci rendiamo conto concretamente come senza sviluppo aumentano le contrapposizioni sociali, le miserie, nascono gli squilibri, scoppiano guerre e si generano migrazioni forzate.
Anche uno storico di fama internazionale come il nostro Franco Cardini in una recente intervista sul giornale “La Stampa” ci ricorda che il vero nemico da combattere oggi non è tanto il fondamentalismo islamico, ma “ il verme che sta corrompendo la terra - a suo dire - è l’ingiusta ripartizione delle ricchezze del pianeta, l’assurdo, osceno squilibrio di una umanità divisa tra pochi ricchi e una sterminata moltitudine di poveri”. Lo storico fiorentino sottolinea come Papa Francesco non perde occasione di ricordarcelo attraverso il suo magistero. L’ Enciclica “Laudato sii”, sotto questo profilo, è molto chiara: “La nostra economia uccide e occorre perseguire la giustizia, che non consiste solo in una equa distribuzione delle risorse, ma passa attraverso un mutamento radicale di valori e stili di vita”. “Il nemico da battere - ripete Cardini - è questo ingiusto sistema economico: esso ha innegabilmente reso prospero l’Occidente, ma ha generato uno squilibrio che è ormai improcrastinabile curare, anche nel nostro stesso interesse. Che l’Islam sia una minaccia sta ormai diventando un dogma laico, diffuso dai Signori della Paura, i quali – per fini economici, ma anche in vista di vantaggi politici ed elettorali – sfruttano le insicurezze e i timori delle persone istigando all’odio”.
Questa riflessione del prof. Cardini si inserisce in maniera perfetta nell’alveo del pensiero di Papa Montini.
Paolo VI chiedeva di fare delle scelte determinanti alle nazioni ricche che il mondo
occidentale non ha fatto.
Infatti lo sviluppo è veramente tale se avviene per tutti, non solo per alcuni…
Per questo motivo non dobbiamo rimanere esterrefatti e spaventati dai popoli oppressi che bussano alle nostre porte. È un processo innescato dalla “ricchezza egoista” di cui parlava la “Populorum Progressio”.