Chucho Valdés: Border-Free

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Chucho Valdés: Border-Free

Il disco del 2013 è la registrazione più recente del grande Chucho Valdés.
Un album che esprime al massimo le potenzialità di Chucho aiutato da un quintetto di giovani e brillanti musicisti cubani.
La musica che emerge dal genio di Chucho è qualcosa di unico che trascende stili e tradizioni.

Chuco Valdés
Chucho, pianista cubano, compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra, vincitore di cinque Grammy e tre Latin Grammy, è una figura chiave nell'evoluzione del jazz afro-cubano negli ultimi 50 anni.
La sua formazione musicale include studi formali di conservatorio, ma è arricchita dall'influenza del padre Bebo e la sua orchestra Sabor de Cuba con cui Chucho fa esperienza e anche dalla Orquesta Cubana de Música Moderna.
Nei primi anni '70, Chucho crea il gruppo Irakere, un ensemble che ha segnato in maniera superlativa e indelebile il jazz afro-cubano.
Chucho è stato il direttore, pianista, compositore e arrangiatore principale del gruppo Irakere per più di 30 anni.
Ma dal 2005, si è concentrato sulla sua carriera personale, mettendo in evidenza il suo lavoro come pianista e leader piccoli ensemble.

Le tracce
1.: Congadanza
2.: Caridad Amaro
3.: Tabú
4.: Bebo
5.: Afro-Comanche
6.: Pilar
7.: Santa Cruz
8.: Abdel

Impressioni
Tutti i brani a firma di Chucho Valdés sono di notevole valore artistico.
Nel pezzo Caridad amaro, l'artista rende omaggio a sua nonna.
Infatti, il brano termina con un estratto da un concerto di Rachmaninoff, uno degli autori preferiti della nonna.
La dedica, oltre al figlio Julian, è anche a sua madre in Pilar dove vengono inserite abilmente, da Chucho, composizioni di Bach e Miles David.
Infine non poteva mancare anche il ricordo del padre Bebo, recentemente scomparso, proprio nel brano con il suo nome.
Il pezzo, nonostante il piccolo ensemble di musicisti, fa rievocare un orchestra anni cinquanta proprio come "Sabor de Cuba" il gruppo guidato da suo padre.
In Afro Comanche un brano di 12 minuti ritmato da percussioni e intervallato da canti si rivive il patrimonio culturale della tribù dei Comanche deportati sull'isola nel XIX secolo.
Non possiamo poi dimenticare il virtuosismo al pianoforte di Chucho che si scatena soprattutto nel pezzo di apertura Congadanza, una cascata impetuosa di note che solleva un arcobaleno gioioso nel grigio della nebbia.
Un disco da ascoltare: interessante nelle sue nuove frontiere musicali e molto personale per le dediche di Chucho ai suoi familiari.

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