La logica del business al Duomo di Milano

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Ho sempre visitato, fino al 2015, liberamente il Duomo di Milano quando mi trovavo nella metropoli lombarda. Sono arrivato però qualche giorno fa e ho trovato l’amara sorpresa dell’ingresso a pagamento.

Nel vangelo Gesù aveva scacciato, con grande veemenza, i mercanti dal tempio. Sono le uniche pagine del Nuovo Testamento dove si vede un Cristo veramente adirato che si scaglia, con tutte le sue forze, contro la logica del business nella casa di Dio. Trovare sempre più oggi delle cattedrali che fanno pagare il biglietto di ingresso, non mi sembra che sia un modo di essere secondo il Vangelo. Si possono trovare tutte le giustificazioni possibili: per regolare l’enorme flusso di turisti, per garantire sicurezza maggiore, per risolvere il problema gestionale…

Alla fine però queste logiche, che a parole possono aiutare per il migliore funzionamento della struttura, si possono, semplificando, ridurre ad una mera questione commerciale e di questo Cristo non penso sarebbe contento.

A Milano, a dire il vero, c’è la possibilità di entrare gratuitamente nel duomo come fedele, però bisogna dichiararlo alla sicurezza per poter accedere ad una navata riservata. Questo ingresso non è però segnalato in maniera chiara, non c’è nessun cartello che indichi questa possibilità, quindi bisogna domandare e presentarsi come persona che vuole pregare. Anche questo mi sembra una forzatura, perché prima, in qualsiasi momento della giornata, si poteva entrare in Duomo per trovare un momento di raccoglimento, ora bisogna dichiararsi come fedele praticante e si avverte quasi una barriera psicologica e di conseguenza viene a mancare la spontaneità dell’esperienza.

Anche un sacerdote milanese, don Sergio Massironi ha espresso nel suo blog “A misura d’uomo” le sue perplessità affermando che "Il nostro Duomo è entrato nel circolo del consumismo turistico globalizzato”.

"In tempi di nuova evangelizzazione, in cui Francesco, come i suoi predecessori, parla instancabilmente di missione, di accoglienza e di ospitalità, un'improvvida scelta ha mutato il Duomo in un museo - continua Massironi - si è ceduto alle ragioni economiche a discapito di quelle religiose e simboliche, trasformando quella che era una cattedrale viva, sempre abitata da persone alla ricerca di riposo, di contemplazione e di bellezza, in un gettonatissimo 'monumento'”.

Così "lo statuto della chiesa, introdotto un ticket, cambia radicalmente - si legge ancora - lo spazio santo della gratuità di Dio, della fraternità, del Regno con la sua universale destinazione viene 'patrimonializzato', ridotto a bene culturale retto dalla logica commerciale della fruizione remunerata”. 

“Il Duomo non è anzitutto - puntualizza il sacerdote milanese - il capolavoro gotico amministrato dalla Fabbrica, né la chiesa gestita dall'Arciprete, ma la Cattedrale del Vescovo che anche nella sua forma e gestione cerca di esprimerne lo stile evangelico. Lo è già nelle grandi, splendide celebrazioni pontificali. Chissà se occorrerà un nuovo San Carlo, a restituire la cattedrale ogni giorno ai milanesi".

 

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