IL PICCOLO BUDDHA

Il film di Bernardo Bertolucci consente di vivere un'intensa comprensione del mondo mistico orientale, con la sua concezione di vita.
Questa vicenda si svolge intorno alla figura di un piccolo bambino americano Jesse identificato, da un gruppo di monaci buddhisti del Bhutan, come la reincarnazione di un grande maestro. Nel film si accompagna, in parallelo, la narrazione della storia del principe Siddharta, dal suo concepimento fino a quando, illuminato dopo una lunga ascesi e un'interminabile ricerca, divenne Buddha, "il risvegliato".
Il lungometraggio lo potrei definire un grande spettacolo, fondato su una estrema semplicità,e, nello stesso tempo, caratterizzato da un incanto fiabesco. In questo "racconto", Bertolucci, compie un viaggio verso la religione "senza Dio" quale è il Buddhismo tibetano. Infatti, questa spiritualità, vuole essere un ritorno a noi stessi, sul nostro modo di riflettere, di interpretare gli avvenimenti della vita. Possiamo dire che, questa mistica, è un cammino di purificazione interiore verso la perfezione.
Un altro intento del film, a mio modo divedere, è quello di avvicinare il mondo occidentale a quello orientale, infatti non si può immaginare posto più distante dall'antica India della modernissima Seattle, sulla costa statunitense dell'oceano Pacifico, città moderna immersa nella cultura occidentale. Eppure proprio qui sembra essersi reincarnata l'anima di un monaco buddhista tibetano, Lama Dorje, entrando nel corpo di un bimbo di nove anni.
Tutto sommato quindi un grande film, anche se la vicenda contemporanea manca, secondo me, di un po' di pathos, di coinvolgimento. La parte che riguarda il Buthan è invece incantevole per i costumi, la fotografia, l'accuratezza delle riprese, potrei dire una vera e propria festa per gli occhi...
Un opera di valore che merita di essere vista e fa nascere interesse verso la grande spiritualità orientale.