CARITAS IN VERITATE - Benedetto XVI

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

La Caritas in Veritate, che rientra nel patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, scritta nel 2009, è la terza enciclica di Benedetto XVI. Ultima del suo pontificato fa seguito a “Deus caritas est” e “Spe salvi”.
L’enciclica, destinata ad uscire nel 2008, fu posticipata all’anno dopo proprio per  potere riflettere maggiormente e in maniera più ponderata sui grandi cambiamenti in atto provocati dalla crisi economica mondiale scaturita in quegli anni.
La carità, afferma Benedetto XVI nell’introduzione, “è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l'insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge”. (n. 2)
Però, secondo l’enciclica, la carità deve andare  sempre di pari passo con la verità:
“Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità”. (n. 3)
Interessanti sono le riflessioni del documento riprese dal messaggio della Populorum progressio (1967) di Paolo VI.
Anche per Ratzinger “lo sviluppo umano integrale suppone la libertà responsabile della persona e dei popoli”. (n. 17)

 

Inoltre il sottosviluppo, che impedisce di crescere a buona parte della terra ha le sue radici, come affermava Paolo VI, nella mancanza di solidarietà e nella carenza di pensiero dell’uomo.
Oggi  la linea di demarcazione tra Paesi ricchi e poveri non è più così netta come ai tempi della Populorum progressio; infatti Benedetto XVI afferma che:
“Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità. Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà”. (n. 23)
La soluzione, che emerge dal documento, per superare la crisi economica globale e le disuguaglianze sociali sempre più evidenti, è la valorizzare del solo capitale più importante che è quello umano.
La stessa economia di mercato deve entrare, se vuole umanizzarsi, nella logica del dono smettendo  di “contare solo su se stessa” (n. 35) e di essere un “luogo della sopraffazione del forte sul debole”. (n. 36)

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