Lucio Dalla - come è profondo il mare

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

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Penso che questo album esprima al meglio il pensiero e la musica di Lucio Dalla.
In "Come è profondo il mare" si ritrovano le canzoni più significative di Lucio.
Sono canzoni che entrano dentro e lasciano grandi emozioni.
Sono parole che legate al tempo lasciano un ricordo e scandiscono la colonna sonora della vita di ognuno.
La sua morte improvvisa è un grande vuoto.
Sembra che un amico che ci accompagnava con i suoi versi e le sue canzoni ci abbia lasciato.
Ed è un dolore condiviso, perché in tanti piangono questa mancanza.
Si condivide proprio in questo triste momento la consapevolezza della fragilità della vita e di quanto sia profondo il mare ….
E’ stata un perdita che lasciato attonita la città di Bologna, dove capitava spesso di incontrarlo per le vie del centro.
Ci ha lasciato un artista geniale e fuori dagli schemi che si sentiva figlio della sua città.

Come è profondo il mare
Una canzone dalla quale emergono ricordi della vita di Lucio pennellati sulle note come un bellissimo dipinto.
Un’analisi delle nostre paure:
“Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare “
Si delineano inoltre le reminescenze della sua fanciullezza:
“Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di faggiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare”
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Il pensiero va poi ad una realtà dura e difficile da accettare:
“E' inutile
Non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male
Di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare “
I versi diventano poi rievocazione di amarezze, frustrazioni:
“Non ricordo bene
Poi una storia di catene
Bastonate
E chirurgia sperimentale
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare “
La canzone si conclude con il dramma collettivo dell’umanità
“Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo
Di questo mondo
Che a loro indubbiamente
Doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare “
Infine le ultime parole

 

 

 

 

rimandano alla forza del pensiero che non si può contenere né bloccare:
“Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare”
Sono frasi che esprimono una solitudine quasi universale, che tristemente accompagna l’uomo fin dall’inizio.
Lucio canta, in questa canzone, quelle differenze di classe che si trascinano in maniera degradante per i secoli della nostra storia.
Alla fine tutto si getta nel mare dove i pesci assistono silenziosamente al dramma dell’umanità.

Quale allegria
E’ un altro grande pezzo di questo album che sempre mi ha emozionato per i sentimenti che evoca, per quella speranza venata di tristezza che contraddistingue la lirica di Dalla.
“Quale allegria
se ti ho cercato per una vita senza trovarti
senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
per vederti andare via
quale allegria,
La amara constatazione delle finzione che tutto sempre vada bene:
“quale allegria,
cambiar faccia cento volte per far finta di essere un bambino
con un sorriso ospitale ridere cantare far casino
insomma far finta che sia sempre un carnevale...
Sempre un carnevale. “
Emerge poi la stanchezza della vita quotidiana con gli affanni e i pensieri che ci girano in testa:
“Senza allegria
uscire presto la mattina
la testa piena di pensieri
scansare macchine, giornali
tornare in fretta a casa
tanto oggi è come ieri “
Un testo che sembra ubriacarsi di malinconia:
"Quale allegria" potrà mai esservi quando sei
"a letto insieme senza pace
senza più niente da inventare"
e non resta che
"farsi anche del male per potersi con dolcezza perdonare, e continuare"?
Si può definire una semplice ballata pop, che però esprime tante emozioni da groppo in gola.

Gli altri pezzi dell’album

Si può dire che in questi testi finalmente consapevole dei propri mezzi espressivi, Dalla si rivela autore sensibile e fantasioso, mescolando idealismo politico e sentimenti, eccentricità e umorismo.
Come è profondo il mare è un disco di storie quotidiane in cui si può intravedere uno sfondo autobiografico, sono racconti di vita, di notti di luna, di cani solitari e di anime perse.
Un racconto scandito da una varietà di ritmi e stili: il blues, il rock, il soul, lo stomp, la ballata melodica.
E’ un album che ha avuto il successo meritato per la sua accessibilità con testi che richiamano il vissuto concreto e anche densi di significati allegorici.
Cucciolo Alfredo, che vaga sperduto nelle vie del centro tra la gente che "con gli occhi per terra prepara la guerra", sognando di fuggire sulle note di una canzone d'amore, è una canzone che ci porta nella tenerezza e semplicità di un piccolo cane.
Melodia che apre il cuore e testo ispiratissimo, con punte d'ironia bruciante:
"la musica andina, che noia mortale!
sono più di tre anni che si ripete sempre uguale...";
"uno scudo crociato e una stella cometa fanno pubblicità da un muro a una dieta".
Corso Buenos Aires, un testo dove si mostra il volto crudo della metropoli, dove un terrone, un cane e un bambino rubano del tonno, un salame e una banana scatenando il "furore sacro" dei tutori dell'ordine.
E’ stata definita da alcuni critici come ”un'allucinazione urbana a ritmo di blues-rock.”
Disperato erotico stomp, una canzone in cui si evidenzia una sensualità abbastanza esplicita che si muove con un ritmo ripetitivo canzonatorio, scandendo la storia di un uomo abbandonato dalla propria donna, dei suoi incontri in una Bologna grottesca (la puttana "ottimista e di sinistra", il berlinese che si è perduto in centro...), del suo autoerotismo consolatorio.
Tutto descritto con espressioni colorite, ma sempre argute e di una volgarità accettabile.
Nel complesso tutti pezzi dell’album mostrano solitudine e angosce assimilate per anni, carrellate di sentimenti che evocano tristezze e allegrie.
Testi che, a mio avviso, hanno sempre un fondo un po’ offuscato da un velo di malinconia e di mestizia.
Uno scenario che suscita però anche un sorriso grazie alla geniale ironia del poeta Lucio.

La sua vita

Lucio Dalla ha sempre vissuto con estrema discrezione e così è morto, quasi in punta di piedi, all’improvviso senza avvisare nessuno …
La sua vita privata è rimasta sempre avvolta da un velo di riservatezza.
E’ emersa la sua fede, la sua ricerca di Dio che si sente anche nei suoi testi, una fede fuori dagli schemi, libera come la sua persona e legata allo spirito francescano.
E’ emerso anche il suo orientamento omosessuale.
Egli non l’ha mai dichiarato, tantomeno ostentato, ma neppure nascosto.
Da una decina di anni il suo percorso umano e professionale si era incontrato con quello del giovane Marco Alemanno, cantante, fotografo e regista: i due vivevano insieme a Bologna e a Montreux Marco era con Lucio.
Alle sue esequie abbiamo assistito alla compostezza e al dolore del compagno e amico Marco che ha reso pubblico omaggio al suo uomo e maestro Lucio Dalla.
E’ stato un gesto a mio avviso importante che ha “almeno scheggiato il monolito di ipocrisia che grava, come ha scritto Michele Serra su Repubblica del 5 marzo 2012, “nell’ufficialità cattolica, sul disordine etico nelle sue varie forme, l’omosessualità sopra ogni altra.”
Il Vescovo non era presente, il numero due neppure, "altri impegni" incombevano e sarebbe infierire domandarsi quale impegno, fosse più impellente, per ogni singolo abitante della città di Bologna, di andare a salutare Lucio.
L'omelia è stata affidata al padre domenicano Bernardo Boschi, amico personale del cantante, che, non avendo zavorre istituzionali sulle spalle, ha potuto e saputo essere affettuoso, rispettoso e libero, dunque prossimo alla città e ai suoi sentimenti.
L'ingrato compito di mettere qualche puntino sulle "i", per controbilanciare la quasi sorprendente "normalità" di una cerimonia così solenne, sempre con le parole di Serra su Repubblica “ se l'è caricato in spalla il numero tre della Curia, monsignor Cavina, che nel suo breve discorso introduttivo ha voluto ricordare che «chi desidera accostarsi al sacramento dell' Eucarestia non deve trovarsi in uno stato di vita che contraddice il sacramento».
Concetto che, rivolto alla cerchia di amici di Lucio presenti in chiesa, e ai tanti "freaks" che affollavano chiesa e sagrato anche in memoria della dimestichezza che avevano con Dalla, e Dalla con loro, faceva sorridere: più che severo appariva pateticamente inutile, perché dello "stato di vita" delle persone, dell'essere canoniche o non canoniche le loro scelte amorose e affettive, a Lucio non importava un fico secco, né si sarebbe mai sognato, nelle sue recenti e purtroppo finali incursioni nella teologia, di stabilire se a Dio le scelte sessuali interessino quanto interessano a molti preti.”
Il solito modo di esprimersi clericale che esprime tante ambiguità...
Però l’intervento di Marco Alemanno che ha pregato per Lucio accanto all’altare si può interpretare come una piccola apertura e uno spiraglio di per tanti omosessuali cattolici che vivono con fatica la loro fede nella chiesa.
Comunque il suo ricordo più grande che merita la maggiore attenzione, a mio parere, è quello di Lucio come artista.
Egli infatti non è mai caduto nel tranello di replicare, fare dichiarazioni, sistematizzare, chiarire.
E’ stato un grande che volava in alto, in un’arte al settimo cielo.
Aveva da inventare, scrivere, comporre, suonare. Si divertiva ed era divertente.
Vogliamo ricordalo così, immerso nella musica di cui è stato un grande appassionato e attraverso la quale ci ha lasciato ricordi indelebili.6949416611_ebf3bedd3d.jpg

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M
un bellissimo omaggio...
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