Carlo Maria Martini: Sulla giustizia

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Carlo Maria Martini: Sulla giustizia

Carlo Maria Martini ha scritto innumerevoli libri su tematiche religiose, in particolar modo riferite alla Bibbia, però diversi suoi testi sono dedicati anche a riflessioni sul sociale.

Il libro sulla giustizia , edito da Mondadori nel 1999, è un esempio dell’attenzione di Martini a queste tematiche di grande attualità.
Dopo la sua recente scomparsa, riscoprire le sue parole e il suo messaggio penso sia una grande opportunità per valorizzare un pensiero di grande rilievo morale.
Questo testo raccoglie le considerazioni del cardinale su un tema molto dibattuto, ma sempre attuale come quello della giustizia.
Le frasi e le argomentazioni del libro le ho trovate estremamente semplici, di lettura immediata, e adatte a tutti.
Qui sta proprio la grandezza di Martini che è quella di arrivare a spiegare la complessità con termini di facile comprensione.
Sono parole che racchiudono una grande saggezza e arrivano al cuore e alla coscienza di ciascuno.
Ne emerge una nuova riflessione sulla giustizia come una virtù che deve entrare in tutti gli ambiti dell’esistenza e della società.
Oggi, nell’attuale situazione, è un richiamo più che mai efficace.
E’ un invito a leggere il presente sotto la luce di un grande sapienza, frutto di un notevole studio sulle sacre scritture che Martini ha sempre vissuto con grande profondità.
Voglio soffermarmi in modo particolare sulle sue parole riguardo alla giustizia ed alla economia, una parte del libro che, a mio avviso, è di estrema attualità.
Riprendo anche i suoi sottotitoli che esemplificano molto bene il fluire del discorso che, nella sua semplicità, si lascia leggere senza difficoltà.
L’economia, per Martini, è un fenomeno complesso, che coinvolge tanti aspetti e dimensioni del vivere umano, condizionati a loro volta dal significato globale dell’esistenza, dal senso e dalla qualità della vita, su cui hanno incidenza rilevante, assoluta, i giudizi etici.

Il disagio sociale odierno
È difficile negare che, laddove si è realizzato un maggior progresso tecnico ed economico, con la conseguente elevazione del livello di benessere materiale, l’insoddisfazione complessiva della gente non è diminuita in misura proporzionale.
Per certi versi appare addirittura crescente.
Andando più a fondo, il Cardinale nota “che la diffusa insoddisfazione segnali una sorta di schizofrenia nel vissuto dell’uomo moderno:
C’è chi spiega tale situazione nella contrapposizione tra sviluppo quantitativo e sviluppo qualitativo. Nella nostra società quello quantitativo — reso possibile dal connubio tra scienza, tecnica e attività economica — non sarebbe coinciso con un analogo incremento nella qualità della vita umana.”


La qualità della vita

Ciò che definisce la qualità della vita quindi il contenuto della vita buona e giusta — si dispone secondo molteplici livelli, si articola corrispondentemente ai diversi bisogni o meglio alle differenti dimensioni dell’esistenza umana. Livelli distinguibili concettualmente, ma che, in realtà, sono intrinsecamente correlati l’uno con l’altro.

La questione della disoccupazione
Martini in questo punto affronta una tematica molto oggi molto sentita.
Per il Cardinale è difficile negare che i meccanismi di mercato, lasciati a se stessi, operino e possano operare nel senso di una soluzione iniqua, almeno a breve termine, del problema, concentrando su alcuni settori e gruppi di lavoratori il costo — in termini di disoccupazione — delle pur necessarie ristrutturazioni nell’attività produttiva.
Martini non ritiene che l’attuazione di correttivi, per una più equa distribuzione anche del lavoro e del tempo libero, sia da attendersi semplicemente da esigenze di efficienza interna al sistema economico, bensì soprattutto dalla propensione delle categorie più fortunate, a livello civile e politico, a rinunciare in parte ai vantaggi di cui possono godere in favore di categorie gravemente colpite dalla mancanza di lavoro. Emerge qui la tanto controversa parola: solidarietà.

Una virtù sociale fondamentale
Al Cardinale Martini sembra che la solidarietà tenda ad assumere il ruolo tradizionalmente proprio della giustizia, virtù orientata per eccellenza al bene comune, ad assurgere quasi al ruolo di virtù sociale fondamentale.
Questo è il suo augurio:
“Solo se le trame complesse e articolate delle strutture economiche, giuridiche, sociali e politiche di un Paese saranno innervate dal riconoscimento delle solidarietà possibili — e quindi doverosamente praticabili — la solidarietà come atteggiamento morale, espressione comune e condivisa dell’attenzione all’altro in ogni suo apparire, dispiegherà al massimo grado le sue potenzialità.”

Un fenomeno ambivalente
Un altro aspetto della riflessione di Martini riguarda la globalizzazione dell’economia e della finanza che, a suo modo di vedere, è un fenomeno ambivalente, segnato da esiti positivi e da esiti negativi.
Può certamente significare aumento dell’efficienza e incremento della produzione; nello stesso tempo può rafforzare il processo di interdipendenza e di unità tra i popoli, offrendo un reale servizio all’intera famiglia umana.
Purtroppo, però, essendo spesso governata solo o prevalentemente da logiche di stampo mercantilistico, secondo il Cardinale Martini, “la globalizzazione può essere foriera di ulteriori disuguaglianze, ingiustizie, emarginazioni. Può per esempio concorrere alla crescita della disoccupazione, costituire una minaccia allo “Stato sociale”, favorire la tendenza alle disuguaglianze sia tra Paesi diversi sia all’interno degli stessi Paesi industrializzati; ancora può portare a nuove forme di esclusione sociale, di instabilità e di insicurezza, mettere in discussione l’armonico rapporto tra economia, società e politica, introdurre una sorta di “iperconcorrenza” selvaggia, e così via.”

Un compito affidato all’uomo
Gli inquietanti interrogativi suscitati oggi dal fenomeno della globalizzazione, mettono in luce che la globalizzazione è, alla radice, un compito affidato all’uomo e alla sua responsabilità.
l’uomo che deve impegnarsi a conoscere questo fenomeno e a governano, lasciandosi guidare da alcuni semplici criteri.
Carlo Maria Martini, in questo testo, cerca di riassumerli in quattro punti.

Interpretare e organizzare l’economia
Occorre anzitutto interpretare e organizzare l’economia riconoscendone il valore e i limiti.
Essa, quale aspetto e dimensione dell’attività umana, è, per Martini, necessaria e può anzi essere sorgente di fraternità, di scambi concreti tra gli uomini, di dialoghi, di cooperazioni, di diritti riconosciuti e di servizi resi, di dignità affermata nel lavoro.
Però l’economia è soltanto un aspetto e una dimensione della complessa attività umana. Il suo limite intrinseco consiste nell’essere essenzialmente relativa all’uomo, nell’avere la persona umana come soggetto, fondamento e fine.

Riproporre e vivere il primato della politica
Inoltre, pur nella necessaria valorizzazione dell’economia, è urgente, secondo il Cardinale, riproporre e vivere il primato della politica, ristabilire cioè quella forte connessione tra economia e politica che spesso, allo stato attuale, si è spezzata.
Il pensiero di Martini sottolinea come “insieme, occorre andare oltre l’economia, ricordando che sopra di essa sta la politica — intesa come azione per il bene comune —, chiamata a mirare alle forme più alte e complete della giustizia.
Da qui l’impegno di operare per il passaggio dalla economia alla politica, convinti che nel settore sociale ed economico, nazionale e inter nazionale l’ultima decisione spetta appunto alla politica.
In tale prospettiva diventa pure importante favorire la realizzazione di un «governo mondiale» — e anche regionale/europeo — dell’economia.
Il che comporta l’interrogarsi con coraggio e con libertà su quali siano le strutture istituzionali maggiormente idonee a raggiungere l’obiettivo”.
Questa riflessione del Cardinale sembra però lontana nel tempo perché oggi, in questa crisi che stiamo vivendo, vediamo come purtroppo la politica non riesce a fermare il potere della finanza che sta dettando i suoi implacabili diktat.
E’ quindi più che mai urgente, a mio avviso, arginare il potere della finanza e delle banche che oggi stanno governando il mondo

La questione etica
In ogni caso, la questione etica resta sempre la più decisiva.
Il Cardinale Martini riprende qui le parole di Giovanni Paolo II pronunciate in un discorso del 25 aprile 1997: un mercato selvaggio porterebbe a un grande vuoto di valori umani e alla compromissione dell’equilibrio ecologico; un mercato mondiale organizzato con giustizia, equilibrio e una buona regolamentazione può portare allo sviluppo della cultura, della democrazia e della solidarietà.
Occorre anche riconoscere il nesso tra efficienza e solidarietà, perché la solidarietà — in quanto risponde a un principio etico superiore di fraternità verso chi si trova in condizioni di povertà — può essere considerata una convenienza per il funzionamento complessivo della società.

Una globalizzazione nella solidarietà
Se si vuole consegnare migliorato, alle generazioni future, il patrimonio ambientale, economico, culturale e sociale lasciatoci in dono dalle generazioni passate, secondo il pensiero di Martini ognuno di noi deve assumersi la responsabilità di operare per una globalizzazione nella solidarietà, senza marginalizzazione.
Bisogna essere consapevoli infatti che globalizzazione e solidarietà sono parole e realtà che non posso essere disgiunte, ma chiedono di camminare insieme; la solidarietà è quindi un’esigenza scaturente dalla stessa rete di interconnessioni che si sviluppano con la globalizzazione.
Soltanto in questo modo, per Martini, i processi potranno essere a servizio dell’uomo e si realizzerà la giustizia, premessa e garanzia di pace vera e duratura.
Conclude queste riflessioni con un desiderio: “Il mio sogno — o la mia speranza — è che vengano disegnati nuovi scenari nei quali il fenomeno della globalizzazione, lungi dal diventare volàno per ulteriori e più gravi forme di esclusione, emarginazione e conflittualità, si presenti di fatto come una faccia di quella interdipendenza che sempre più caratterizza la nostra convivenza e soprattutto, favorisca una interpretazione virtuosa della stessa interdipendenza, trasformandola in autentica solidarietà.”

A mio avviso sono riflessioni chiare e incisive che hanno come leitmotiv il discorso basato sulla solidarietà tra i popoli, ancora però lungi da venire.
Penso che il futuro del mondo deve per forza riflettere su questo aspetto.
Se si vuol progredire, se si vuole salvarsi dalle logiche selvagge del profitto, che non rispetta le persone e la natura, è questa l’unica strada che l’uomo deve imboccare.
La solidarietà è la via per l’unico mondo possibile, altrimenti c’è solo catastrofe, distruzione e conflittualità.

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