Il risveglio della coscienza nella civiltà medievale (Marie-Dominique Chenu)

Pubblicato il da ricarolricecitocororo - il mio canto libero

Un libretto interessante, che ha fatto parte dei miei studi, “Il risveglio della coscienza nella civiltà medievale” apre una visione singolare sul periodo spesso definito oscuro del Medioevo.
Con i tratti essenziali e felici di un maestro, e con la perizia consumata che ha saputo dare le grandi opere su san Tommaso e sul secolo XII e XIII, Marie-Dominique Chenu ha colto e seguito uno dei momenti più decisivi e fondamentali della civiltà medievale: quello del salire della coscienza. 
Ossia: la consapevolezza dell’originalità della persona e del soggetto, con la sua autonomia che, senza rigettare l’oggetto, tuttavia non ne è recuperato, ma lo applica alla situazione. 
La prima parte del testo è impostata su alcune tematiche non molto affrontate nel medioevo.
I valori dell’interiorità, della psicologia e dell’amore sono qui individuati chiaramente e sono ben sintetizzati nel pensiero delle grandi figure e delle grandi scuole del secolo XII: Abelardo e Bernardo, San Vittore e Citeaux. 
La seconda parte presenta il ritratto di Abelardo «primo uomo moderno»: 
l’autore Marie Dominique Chenu vi descrive e interpreta con finezza l’affascinante e intemperante tentativo dì Abelardo di rendere “comprensibile” la fede, di evidenziarne le “ragioni” e la “scientificità”: è, secondo il curatore dell'opera inos Biffi, la "peripezia di sempre della teologia", dove inscindibilmente convengono la “mistica” e la “tecnica”, il “mistero” e I’ ”intelletto”.

Abelardo primo uomo moderno
Abelardo è prima di tutto un logico. 
E' con la logica che ottiene i suoi primi successi.
Quella di Abelardo è una sorta di teoria del significato che consiste nella capacità di un suono di generare in chi lo ascolta un concetto, capacità fondata su un accordo umano convenzionale
Sosteneva anche che la logica è una scienza umana e autonoma, che non ha a che fare con la sfera celeste. Essa, infatti, non può condurre alla verità poiché questa è raggiungibile soltanto da Dio, l'uomo è ancorato ai sensi. E', dunque, assurdo poter pensare di comunicare con Dio attraverso la logica umana usata per indicare la realtà del mondo e quindi quella sensibile.
Abelardo allora fornisce nelle suo pensiero due risposte al problema di come comunicare con Dio.
La prima di tipo teologico analizzando Dio e il problema della fede attraverso una serie di analogie, la seconda rifacendosi al modo di vita monastico, affermando che il silenzio e la meditazione sono quindi le forme di linguaggio per arrivare a Dio.
Un altro capitolo interessante sulla filosofia di Abelardo riguarda l'ETICA.
Abelardo nella sua Etica dà un'importanza fondamentale all'introspezione, un po’ alla maniera di Agostino.
Con Abelardo cambia il discorso sull'offesa contro Dio. Non esiste più l'uomo impotente di fronte al peccato, ma si rivendica per questo, quella capacità e la consapevolezza all'assenso o al rifiuto attribuita alla ragione, che è il centro della vita morale. Dipende quindi da noi accettare o rifiutare il peccato ("Nessuno più di Abelardo ha reclamato l'alleanza della ragione e della fede" J. Le Goff.)
Ma il comportamento dell'uomo può anche sfuggire al controllo umano a volte, guidato dalla giusta intenzione e quindi innocente.
monumento funebre ad Abelardo

Il primato della coscienza
Abelardo instancabile ricercatore, coraggioso precursore, attento revisore della tradizione cristiana, ci ha lasciato una ricca eredità di pensieri e riflessioni.
A titolo esemplificativo si può accennare come, ben prima del Concilio Vaticano II, Abelardo riporta l’attenzione sul primato della coscienza morale, la quale non è un sentire vago, un’arbitrarietà, ma il luogo del profondo dialogo tra Dio e l’uomo.
Anche da questo testo si evince il chiaro soggettivismo di Abelardo.
Singolare è la formula che deriva dal pensiero di Abelardo: “ Il tuo amore qualifica le tue azioni”.
L’espressione tratta da un florilegio di S. Ambrogio viene approfondita dalla riflessione abelardiana.
Abelardo, nella sua esaltazione del soggetto umano gerarchico, introduce una significativa considerazione sulla persona. 
L’uomo è persona, soggetto irriducibilmente originale, che realizza una forma di essere, il cui intervento sfugge in qualche modo alla natura. Da questi pensieri citati nel testo di Chenu si comprende chiaramente, a mio avviso, la modernità di Abelardo.

 

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